Workshop, giochi educativi e urbanismo tattico per scoprire il senso civico fin da piccoli: il progetto di Uniamoci APS trasforma le scuole in motori di partecipazione e cura del territorio
Un quartiere difficile, una sfida sociale e culturale, ma anche una grande occasione: a Brancaccio, periferia est di Palermo, 160 studenti sono stati coinvolti in un percorso lungo sette mesi per imparare a “vivere il quartiere” da cittadini attivi e responsabili.
Il progetto, promosso da Uniamoci APS con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche della Famiglia, ha visto protagonisti due istituti scolastici: la Direzione Didattica “Francesco Orestano” e il Liceo delle Scienze Umane e Linguistico “Danilo Dolci”.
Dal rispetto del bene comune alla cura dell’ambiente, dalla partecipazione civica al volontariato, i temi affrontati hanno animato workshop, giochi di ruolo, attività creative ed esperienze dirette nel territorio. Tutto pensato per essere adatto alle varie fasce d’età, dai bambini della scuola dell’infanzia agli adolescenti delle superiori.
Educazione civica e ambiente: la scuola fuori dai banchi
I più piccoli hanno lavorato sul concetto di cittadinanza attiva con strumenti alla loro portata: un libro da colorare creato ad hoc, giochi, teatro, e attività come “Il quartiere per i piccoli” o “Giochi riciclati!”.
Per i bambini della primaria, le attività si sono fatte più strutturate: giochi di ruolo su regole e tasse, esplorazioni guidate del quartiere, laboratori di urbanismo tattico e pulizia di strade e piazze. Gli adolescenti (11-17 anni) hanno invece partecipato a workshop su cittadinanza e partecipazione democratica con il metodo dell’apprendimento cooperativo e il “Go Deep Game”, un gioco di comunità pensato per stimolare riflessione e azione.

Murales Padre Pino Puglisi a Brancaccio
“Abbiamo offerto ai ragazzi un percorso reale di crescita personale, sociale e culturale – spiega Eleonora Di Liberto, project manager di Uniamoci APS – portandoli a creare risultati tangibili sul territorio. I giovani hanno sviluppato un senso critico più forte, maggiore fiducia nelle istituzioni e nella possibilità di contribuire concretamente al cambiamento”.
Una comunità educante che parte dal basso
Uno degli obiettivi principali di “Vivere il quartiere” è stato proprio la creazione di una rete educativa stabile, una comunità educante che non si limiti alla scuola, ma che coinvolga anche associazioni, realtà culturali e istituzioni locali.
“Il progetto – aggiunge Di Liberto – ha contribuito alla creazione di una comunità educante intorno alle scuole caratterizzata dalla collaborazione e fruibilità delle realtà associative e culturali presenti sul territorio: una rete di relazioni e supporto, proposte, momenti educativi e ricreativi capaci di stimolare nei minori curiosità, apertura mentale, esperienze positive dentro e fuori il loro quartiere e soprattutto stimolarli alla partecipazione attiva quale opportunità di crescita personale e sviluppo culturale del luogo nel quale vivono”.
Il risultato? Bambini e ragazzi che non solo hanno imparato cos’è la cittadinanza, ma hanno iniziato a praticarla nel quotidiano, trasformando uno dei quartieri più fragili di Palermo in un laboratorio di cambiamento.
“Un ringraziamento particolare va ai dirigenti degli istituti ‘Orestano’ e ‘Danilo Dolci’ che hanno collaborato fattivamente alla riuscita del progetto”, ha poi concluso Diliberto.






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