Non convince la riforma pensionistica, la tanto sponsorizzata “quota 100”, e ancora “l’assenza di misure reali per la crescita e l’occupazione”, “la riforma fiscale e la lotta all’evasione”. Se non è una bocciatura quella che stamattina i delagati provinciali delle tre grandi sigle sindacali, Cgil Cisl e Uil riuniti al San Paolo Palace Hotel di Palermo hanno decretato per la Manovra economica del Governo a trazione Giallo-Verde, poco ci manca.
L’accusa è quella di non considerare il Sud nel pieno delle sue problematiche. Ancora una volta il Mezzogiorno rischierebbe di essere tagliato fuori dai “grandi investimenti”.
Come riferisce Enzo Campo, segretario generale di Cgil Palermo: “La riforma delle pensioni guarda al mondo della pubblica amministrazione e dei lavoratori dell’industria manifatturiera che nel nostro paese e’ concentrata al Centro Nord. Cosi’, rimane tagliato fuori tutto il Meridione”.
L’auspicio è un serio confronto col il Governo nazionale rispetto alla legge di bilancio 2019.
I dubbi sono tanti, a cominciare dalla riforma pensionistica: “La quota 100 in Sicilia non funzionerà per nulla perchè qui saremo bypassati. Potranno andare in pensione soltanto quei lavoratori nella pubblica amministrazione che sono entrati da giovani”, sbotta Campo.
“Questa manovra non piace perchè non rappresenta gli interessi dei lavoratori, dei pensionati, e non guarda in modo strutturale alla crescita del Paese soprattutto sul tema delle infrastrutture e dei giovani”, dichiara con forza il segretario generale della Cisl Palermo e Trapani, Leonardo La Piana.
Una lamentela che punta il dito al continuo assistenzialismo destinato al Sud, piuttosto che a una politica che sia da volano per l’economia locale.
“Di misure per la crescita – aggiunge La Piana – non c’è traccia per la Sicilia: non e’ una critica al Governo in quanto tale ma alle proposte che a nostro avviso non creeranno nessuna condizione per lo sviluppo e il lavoro”.
La nota di polemica verso una Manovra che non tutela il Sud è rimarcata anche dal segretario nazionale Uil, Carmelo Barbagallo, il quale ha chiuso i lavori, accendendo i riflettori sui fondi europei e sui grandi cantieri fermi: “Il Paese per il 68% del suo territorio è zona sismica, e la parte rimanente ha problemi idrogeologici. C’è una grande opportunità legata alle risorse europee bloccate, ma con i no non si va da nessuna parte. E poi – chiosa Barbagallo – rimane la questione che bisogna investire con interventi straordinari: Di Maio aveva annunciato investimenti straordinari per il Mezzogiorno: per noi è questa la via giusta”.
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