Sulla Sicilia incombe lo spettro della recessione, con l’economia in caduta libera quest’anno. Si profila per il 2023 un calo del Pil dello 0,3%, un ribaltamento dello scenario che era stato prospettato lo scorso luglio quando si prevedeva una crescita del 2,6%. A fornire questo quadro disarmante è il governo Schifani, nella Nota di aggiornamento al Defr 2023-2025, approvata in giunta è già trasmessa all’Assemblea siciliana.
La revisione
“La revisione delle stime, che è stata effetuata considerando il mutato quadro programmatico della NaDef, vede migliorare le previsioni elaborate a luglio per l’anno in corso (da 2,3% a 3,3%) con un differenziale positivo di un punto percentuale – si legge nel documento – ma prospetta un peggioramento del percorso di ripresa per gli anni successivi, soprattuto per l’anno 2023, che a fronte di una ipotesi di crescita del 2,6% stimata a luglio, mostra adesso una variazione negativa (-0,3%)”.
Per il governo “la recessione prevista rappresenta il riflesso dell’indebolimento dell’attività economica, principalmente attribuibile ai minori consumi delle famiglie e alla riduzione degli investimenti delle imprese in macchinari e attrezzature, a causa dell’impatto dell’inflazione sul reddito disponibile e della maggiore incertezza nelle aspettative, oltre che dell’aumento dei costi di finanziamento indotto dal rialzo dei tassi d’interesse. Si tratta, peraltro, degli stessi fattori che incidono negativamente sul volume degli scambi internazionali, a sua volta influente, come domanda estera, sul sistema produttivo regionale”.
“Particolare rilevanza – prosegue la NaDefr – assume, a livello regionale, la crescita dell’inflazione che a novembre mostra una
variazione del 14,3% su base annuale, mantenendo una dinamica più elevata rispetto al resto del Paese”.
Ripartito il tavolo ex Pip
E’ ripartito il tavolo tecnico regionale per risolvere l’annosa questione dei lavoratori del bacino Ex Pip. «Ieri abbiamo accolto con fiducia la presenza del presidente della Regione Renato Schifani, oltre a quella dell’assessore Marco Falcone, del ragioniere generale Ignazio Tozzo e dei dirigenti dell’assessorato al Lavoro – spiega Mimma Calabrò segretario generale della Fist Cisl – ed è stata una dimostrazione di sensibilità del governatore verso i 2.500 lavoratori e le rispettive famiglie che vivono da decenni in un limbo senza la serenità che meritano».
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