Sono ore di grande ansia per i dipendenti dei supermercati Sisa gestiti dal gruppo Cedi Sicilia. Con una lettera inviata ieri alle organizzazioni sindacali l’azienda ha comunicato “l’intendimento di procedere al licenziamento di 113 dipendenti sulla scorta di una forza lavoro attuale di 140 unità lavorative”.

Un numero considerevole di persone quindi, rischiano di perdere il posto di lavoro. Tra loro moltissimi padri di famiglia che lavorano in Sisa da tanti anni.

“L’avvio del procedimento di licenziamento che, da quanto scritto, coinvolge la stragrande maggioranza dei lavoratori attualmente in forza al Cedi – dichiara Mimma Calabrò Segretario Generale Fisascat Cisl Palermo Trapani – appare essere un’altra delle vittime che la grave crisi del settore della Grande Distribuzione Organizzata ha mietuto negli ultimi anni. Eppure, riteniamo che nonostante le gravi criticità esposte dalla società, si possano e si debbano trovare strade alternative ai licenziamenti del personale anche attraverso l’utilizzo di ammortizzatori sociali che, stavolta, possano veramente sostenere – nell’ottica del rilancio – l’azienda. Nel corso dell’esame congiunto pertanto tutto il nostro impegno mirerà a trovare ogni soluzione possibile affinchè vengano tutelati tutti i 140 livelli occupazionali, con l’auspicio che gli sforzi di tutte le parti coinvolte, ognuno per propria competenza, mirino al rilancio di una così importante struttura anche attraverso l’ingresso di nuovi associati e affiliati. Riteniamo, infatti, che solo attraverso il rilancio delle strutture si possa scongiurare la desertificazione dei Centri di Distribuzione nel territorio che, negli ultimi anni, sono esponenzialmente diminuiti creando ulteriore disoccupazione”.

La lettera inviata dalla Cedi Sicilia ai sindacati si sofferma lungamente “sull’ulteriore grave crisi aziendale che ha visto ridurre drasticamente la possibilità di approvvigionamento di merce”, sulla “carenza di credito da parte degli istituti bancari e dei fornitori”.

Insomma, uno scenario drammatico “la cui conseguenza più immediata si riscontra nell’esodo di associati ed affiliati che si sono rivolti ad altre strutture”.

Viene anche specificato che i 27 dipendenti che rimarranno a lavorare da Sisa dovranno occuparsi “della vendita e movimentazione della merce residua in magazzino in attesa che nuovi interventi collaborativi possano rilanciare l’attività aziendale su basi diverse”.

Ai lavoratori non resta che sperare che soluzioni positive possano concretizzarsi nel più breve tempo possibile.

Anche la Uiltucs Sicilia insorge. Il segretario generale Marianna Flauto spiega che “da giorni, prima ancora della procedura di mobilità, per via di insistenti voci che circolavano, avevamo chiesto un incontro alla società senza però avere avuto risposta. La procedura conferma i timori. Faremo tutto il possibile per tutelare i livelli occupazionali e proveremo sin da subito ad avere informazioni più chiare rispetto a una situazione che fino ad oggi è sembrata assolutamente poco trasparente”.

La società con sede a Carini è una delle più grosse in Sicilia, si occupa di rifornire supermercati Sisa e gestisce la parte logistica e amministrativa. Nel 2014 per oltre cento lavoratori erano stati siglati contratti di solidarietà. Adesso l’azienda ha comunicato la procedura di mobilità.

“L’avvio del procedimento di licenziamento che, da quanto scritto, coinvolge la stragrande maggioranza dei lavoratori attualmente in forza al Cedi – dichiara Mimma Calabrò Segretario Generale Fisascat Cisl Palermo Trapani – appare essere un’altra delle vittime che la grave crisi del settore della Grande Distribuzione Organizzata ha mietuto negli ultimi anni. Eppure, riteniamo che nonostante le gravi criticità esposte dalla società, si possano e si debbano trovare strade alternative ai licenziamenti del personale anche attraverso l’utilizzo di ammortizzatori sociali che, sta volta, possano veramente sostenere  – nell’ottica del rilancio – l’azienda.

Nel corso dell’esame congiunto pertanto tutto il nostro impegno mirerà a trovare ogni soluzione possibile affinchè vengano tutelati tutti i 140 livelli occupazionali, con l’auspicio che gli sforzi di tutte le parti coinvolte, ognuno per propria competenza, mirino al rilancio di una così importante struttura anche attraverso l’ingresso di nuovi associati e affiliati. Riteniamo, infatti, che solo attraverso il rilancio delle strutture si possa scongiurare la desertificazione dei Centri di Distribuzione nel territorio che, negli ultimi anni, sono esponenzialmente diminuiti creando ulteriore disoccupazione”.

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