Irrompe la storia di Giovanni nel diario dello sciopero della fame di davide faraone che da tre giorni rifiuti il cibo per protestare contro il modo in cuio sono trattati i disabili privi di spostegno o con sostegno insufficiente e in ritardo in Sicilia.
“Non ci credono che stiamo male, non ci credono che non viviamo più, ma perché?”. Giovanni, 64 anni, di Vittoria, piange e mi racconta al telefono che non fa una passeggiata con sua moglie da anni. “Usciamo a turno”, dice, perché mio figlio non può essere lasciato solo. Raffaele ha 30 anni e sin dalla nascita è tetraplegico. Completamente paralizzato, in carrozzina. Non si muove, non dice se ha fame, se ha sonno se deve espletare i bisogni fisiologici. Santa lo lava, lo fa mangiare mettendoselo in braccio, stimola manualmente la defecazione. Ogni giorno, tutti i santi giorni. Ha il pannollone, quei pannoloni che per averli gratis, di tanto in tanto deve presentarsi al distretto sanitario con il certificato di esistenza in vita. “Un certificato di morte, vi rendete conto?” dice, “ma noi siamo già morti, non viviamo più”. E se arrivi tre giorni dopo per ritirali, aprono il pacco e ne tolgono tre. L’assegno di 1500 euro Raffaele l’ha ricevuto sino a febbraio, poi il silenzio. Cinque mesi senza un euro.
“Siamo andati avanti con i soldi che avevo messo da parte per il mio funerale, ma sono finiti, niente funerale”. “Mio figlio ha bisogno di tranquillanti, di lassativi, di vitamine ed integratori…li paghiamo per intero”. Io e mia moglie avremmo pure il diritto di vivere un po’, non sogniamo di andare in vacanza, ma di fare una passeggiata a Vittoria, o al mare”. E invece no, perché tra carte, documenti, certificati, noi siamo condannati a uscire facendo i turni, condannati da una burocrazia e da una politica che non ci crede che non viviamo più”.
La storia di Giovanni è una delle tante storie che sto raccogliendo in questi giorni di digiuno – dice faraone -. Li sento al telefono, vado a trovarli a casa. Vi parlerò di loro nella ormai quotidiana diretta Facebook, dove faremo insieme anche il punto dei primi tre giorni di sciopero della fame”.
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