La “Leopolda sicula” torna anche quest’anno, tre giorni, dall’otto al dieci aprile. “Intenso dibattito, di idee, di fantasia e immaginazione al potere. Di visioni di mondi impossibili che diventano possibili se c’è la voglia e la forza di impegnarsi concretamente”. Così Davide Faraone, sottosegretario all’Istruzione e punto di riferimento dei renziani del Pd in Sicilia, annuncia la seconda edizione della manifestazione politica.

“Vogliamo una Sicilia senza etichette, – dice il sottosegretario – etichette informano sul prodotto ma allo stesso tempo lo nascondono. E alla fine si finisce per credere di più a quello che c’è scritto sopra che non a ciò che è contenuto all’interno. Via l’etichetta dell’antimafia da chi la usa per accreditarsi nella società civile e fare il proprio sporco interesse. Via l’etichetta dell’ambientalismo da chi lo agita come totem ideologico per contrastare il progresso, anche quello ecosostenibile. Via l’etichetta dello specialismo da chi lo impiega per imbandire le tavole di pochi per lasciare a secco i più. Via l’etichetta del lavoro da chi lo utilizza per creare e conservare “posti” e assistenzialismo senza pensare in termini produttivi”.

Faraone, riferendosi al caso nato in seguito a un’intervista rilasciata dall’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, sostiene che “il tesseramento al Pd non è un’iscrizione riservata in un club di iniziati. Bisogna aprire le porte per intercettare tutte le energie positive. E mentre i titoli a tutta pagina dei giornali degli ultimi giorni inseguono fantasmi del passato, fatti tornare in vita da una minoranza che ha bisogno di un nemico per testimoniare un’esistenza, ci sono nuove forze, altamente qualificate che vogliono portare il loro contributo per un’isola e un Paese migliore”.

Il sottogretario all’Istruzione del governo Renzi sottolinea che “a Palermo, per esempio, un gruppo di dottorandi, assegnisti, ricercatori precari da tempo chiedevano di aderire al Pd. Lo hanno fatto, avviando un circolo: tra le migliori menti del territorio insieme per evidenziare storture e costruire soluzioni. Idee fresche, attuali e all’avanguardia. E invece da giorni non si fa altro che parlare con apprensione del redivivo Cuffaro. Addirittura la lista dei terrorizzati dall’invasione cuffariana annovera anche Crisafulli, che l’ex presidente della regione è andato a trovarlo in carcere. Tra le fila della ‘resistenza’ ci sono quelli che ci guidavano quando perdevamo 61 a 0 e che dell’essere minoranza ne hanno fatto una ragione di vita. Quelli che hanno bisogno di un nemico, Berlusconi, Cuffaro, per esistere. Io Cuffaro in vita mia non l’ho mai incontrato. Non attribuisco un valore morale a questo fatto. È una questione generazionale. Per me è come se fosse un ex giocatore di calcio, prendete Gianluca Vialli, che oggi commenta le partite in tv. Ecco io lo vedo così. Cuffaro è uno spauracchio usato da quelli che hanno paura di un Pd allargato, gli stessi che respingevano gli elettori ai gazebo alle primarie aperte”.

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