Dopo mesi di scioperi, proteste e manifestazioni, credevano di aver trovato una sorta di sistemazione. E invece non è così, perché a fine maggio torna lo spettro del licenziamento per 82 lavoratori ex Aps transitati all’Amap.
Quest’ultima infatti, ha ottenuto l’affidamento del servizio idrico – al posto della fallita Acque potabili siciliane – solo in 33 comuni su 52. E quindi, il personale adesso risulta essere in esubero.
I sindacati sono stati informati, da una nota di Amap, che la società procederà ad una nuova rivalutazione della dotazione organica. E a fine maggio scade il contratto d’affitto d’azienda.
La presidente, Maria Prestigiacomo, ha scritto in una nota di qualche giorno fa che Amap “non intende acquisire il ramo aziendale dalla società Aps in fallimento, avendo ritenuto non conveniente l’offerta della curatela”, volendo così erogare il servizio integrato ai Comuni aderenti “con l’utilizzazione delle infrastrutture messe a disposizione da questi ultimi quali reti, impianti di distribuzione, di depurazione e di sollevamento”.
Prestigiacomo, inoltre, specifica che, dovendo prendersi il carico di 33 amministrazioni, deve intervenire «con investimenti strutturali in modo da conseguire condizioni più solide, in grado in prospettiva di fare raggiungere in 4 anni l’equilibrio economico», per cui è necessario intervenire su tutti i fattori di costo «compreso quello del lavoro». E, facendo due conti, certifica: “Il costo del lavoro dovrà mantenersi per i primi anni di gestione non superiore a 4 milioni 690 mila euro, con utilizzazione di 118 unità» già individuate dal piano industriale. E giù un elenco con i profili professionali ritenuti sufficienti.
«A noi sembra un piano del tutto campato in aria – attacca Nino Musso, della segreteria provinciale della Filctem-Cgil -. I conti che abbiamo fatto noi sono del tutto diversi. Se si considera, ad esempio, che nei 33 Comuni ci sono i depuratori da sorvegliare servono solo per questo 66 operai. Peraltro – conclude – ci devono spiegare prima di buttare via i lavoratori che senso ha portare fuori dall’azienda i servizi come la lettura dei contatori quando si potrebbe fare col personale proprio”.
Come dice anche il presidente di Amap “toccherà al socio di maggioranza (Palazzo delle Aquile, ndr) dire l’ ultima parola”.
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