Dieci anni. Manca poco più di un mese al compimento del decimo anno dalla sua scarcerazione avvenuta il 13 dicembre del 2015 e per Totò Cuffaro si apre un nuovo caso giudiziario. Ad un decennio da quella che doveva essere la conclusione dei suoi guai giudiziari e con una condanna alle spalle che di fatto non lo ha m ai abbandonato nel suo nuovo percorso politico, l’ex Presidente della Regione si ritrova coinvolto in una inchiesta i cui contorni sono ancora decisamente poco chiari ma che parla di appalti.
L’ex Presidente e la sua storia
Accusato di favoreggiamento nei confronti di un esponente di Cosa Nostra Cuffaro viene condannato per la prima volta il 18 gennaio del 2008, quando era da poco stato rieletto per un secondo mandato da Presidente della Regione. E’ una condanna in primo grado che, in quella occasione viene pronunciata con ipotesi di reato lievemente diverse e legate alla rivelazione di segreto d’ufficio. E’ quello il momento dell’errore mediatico che si porterà dietro per il resto degli anni.
Il giorno dopo, un sabato, la stampa assedia Palazzo d’Orleans. Qualcuno dal suo entourage porta una “guantiera” di cannoli per festeggiare il fatto che, pur trattandosi di una condanna, è caduto il reato più grave.
Lui, Cuffaro, non vuole festeggiare. Prende il vassoio per porgerlo ad un collaboratore dicendo di metterlo via ma la stampa, nel frattempo, è stata fatta entrare. E’ quello il momento della fotografia che farà il giro del mondo.
Le dimissioni
Un colpo mediatico che amplifica la portata della condanna in primo grado. Cuffaro si dimette da Presidente della Regione e lascerà il posto a Raffaele Lombardo eletto qualche mese dopo.
Lo fa anche per potersi difender senza il peso degli impegni di amministrazione e senza la pressione mediatica diventata insostenibile.
La corte d’appello e l’aggravante
Ma esattamente due anni dopo, sempre nel mese di gennaio ma del 2010 la Corte d’appello, contrariamente alle previsioni della difesa, riconosce l’aggravante del favoreggiamento ad un soggetto ritenuto appartenente a Cosa Nostra e porta la condanna da 5 a 7 anni.
Il ricorso in Cassazione fa slittare la condanna definitiva di un altro anni ma sempre a gennaio, stavolta del 2011 arriva la sentenza definitiva. Cuffaro si consegnerà a Rebibbia per scontare la pena.
Dopo un anno ancora, nel 2012 ma a giugno, scanserà un ulteriore accusa. La sua condanna è ferma a 7 anni. uscirà il 13 dicembre 2015 grazie allo sconto per buona condotta dopo poco meno di 5 anni (4 anni e 11 mesi).
Il Burundi, la riabilitazione e la nuova Dc
Promette di non candidarsi più, inizia la sua nuova vita con le missioni in Burundi poi fonda la nuova Dc ma la sua attività politica lo porta sempre ad escludere una propria candidatura in prima persona anche dopo la riabilitazione ottenuta dal tribunale.
Oggi da segretario nazionale della Dc torna al centro di una inchiesta e con lui il capogruppo della dc all’Ars Carmelo Pace e il suo collaboratore storico, Vito Raso oltre a tanti manager della sanità da Palermo ad Agrigento passando per Siracusa






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