Oggi pomeriggio i medici effettueranno una nuova Tac sulla giovane Gemma Amendolia, la giovane di 27 anni pilota rimasta gravemente ferita nell’incidente alla Targa Florio dove ha perso la vita il padre Mauro di 53 anni.
La giovane messinene è ancora in coma, ricoverata nella seconda rianimazione dell’ospedale Civico di Palermo e le sue condizioni non sembrano migliorare.
Oltre al padre della ragazza è morto anche il commissario di gara Giuseppe Laganà, 56 anni, di Lentini.
Secondo quanto dicono i medici le condizioni della giovane si sono aggravate. Adesso si parla di lesione cerebrali gravi e ancora non si sa se saranno più o meno permanenti.
Nel secondo bollettino i medici confermano che le condizioni della giovane sono serie. “Permane il coma profondo e la paziente è mantenuta in narco-sedazione – si legge -. I parametri emodinamici sono stabili. Le lesioni addominali risultano al momento stabilizzate. Permane il monitoraggio dei parametri vitali”.
Si parla di “prognosi che rimane riservata” a causa delle gravi condizioni “determinate dal trauma cranico». A preoccupare ovviamente i medici del Civico è proprio il trauma cranico dovuto al fortissimo impatto dell’auto. Con i medici che adesso parlano di lesioni cerebrali serie, tanto da determinare uno stato di coma profondo.
“Si tratta senza ombra di dubbio di un trauma cranico importante – dice Giorgio Trizzino, direttore sanitario dell’ospedale Civico -. Il coma non è farmacologico ma è dovuto alla gravità delle lesioni cerebrali riportate nell’incidente. Ci sono delle finestre neurologiche, dove i medici cercano di diminuire la sedazione per vedere le reazioni del paziente”.
Proprio durante la visita in una di queste finestre di controllo, intorno alle 10 di ieri mattina, Gemma non avrebbe reagito come sperato dai medici. Ieri amici e parenti della sfortunata ragazza si sono ancora una volta ritrovati di fronte l’ingresso della seconda rianimazione dell’ospedale Civico, dove la giovane messinese sta lottando con tutte le sue forte.
Oggi sarà eseguità l’autopsia sul corpo di Mauro Amendolia e su quello del commissario di percorso Giuseppe Laganà.
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