I pm della Dda di Palermo Geri Ferrara, Claudio Camilleri, Annamaria Picozzi e Renza Cescon hanno chiesto la condanna, complessivamente, a 120 anni di carcere per 16 componenti di una delle principali reti criminali che gestiscono la tratta di migranti tra l’Africa e le coste italiane.

Gli imputati, arrestati nell’ambito dell’operazione Glauco 2, sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di avere fatto entrare illegalmente in Italia centinaia di extracomunitari in cambio di somme che andavano dai 1500 ai 2000 dollari ciascuno e di avere consentito ai migranti giunti nel Paese di spostarsi e trasferirsi nel nord Europa.

L’inchiesta, nata dopo il naufragio di un barcone davanti alle coste di Lampedusa ad ottobre del 2013, ha già portato a una prima serie di condanne. Oggi la polizia, in una terza tranche dell’inchiesta, ha eseguito 23 fermi: 15 persone sono ancora ricercate. Le pene più elevate, 14 anni, sono state chieste per due dei capi della banda: Ashgedom Ghermay e Yonas Gebititoys.

Tra le persone coinvolte nell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Maurizio Scalia, Ermias Ghermay, etiope, e Medhane Yehdego Mered, eritreo, ritenuti tra i più importanti trafficanti di migranti che operano sulla cosiddetta ‘rotta libica’.

Ghermay, che ha vissuto e operato tra Tripoli e Zuwarah, è latitante dal luglio del 2014, quando nei suoi confronti fu emesso un provvedimento cautelare, esteso anche in campo internazionale. Del tragico viaggio conclusosi col naufragio di Lampedusa l’etiope è ritenuto organizzatore e responsabile. Medhane Yehdego Mered, il nome sarebbe però uno degli alias usati dal trafficante, è stato estradato dal Sudan in primi di giugno.

Il processo a suo carico era stato sospeso e oggi si è celebrata l’udienza preliminare che ne dovrà decidere il rinvio a giudizio. Gli inquirenti hanno scoperto anche una cellula della stessa organizzazione criminale, complementare a quella che agisce in Africa, composta da eritrei che vivono in Italia, in particolare nelle province di Palermo, Agrigento, Catania e Milano.

Questa parte dell’organizzazione, in cambio di altro denaro, gestirebbe le fughe dei migranti dai centri di accoglienza, darebbe loro il supporto logistico per restare clandestinamente in Italia e ne agevolerebbe il successivo espatrio, sempre illegalmente, verso altri Paesi dell’Ue come Norvegia, Germania e Svezia. L’indagine ha svelato, inoltre, transazione di denaro, prevalentemente movimentato tramite canali illegali, per centinaia di migliaia di euro.