Troppi furti e atti vandalici nelle chiese di Carini e l’arciprete le chiude quando non sono previste celebrazioni. Negli ultimi mesi i luoghi di culto sono stati presi di mira e così per necessità è arrivata la decisione estrema.
“La situazione è diventata insostenibile – spiega l’arciprete Giacomo Sgroi – Per proteggere le nostre chiese sono costretto a tenerle chiuse per la maggior parte del giorno e a presidiare di notte con un servizio di vigilanza privata”. L’episodio più grave si è registrato di recente nella chiesa degli Agonizzanti, dove è stata rubata la strumentazione musicale. Un danno che non colpisce solo gli strumenti, ma la vita comunitaria: senza musica, le celebrazioni perdono una parte importante della loro dimensione. Qualche settimana prima, i ladri erano entrati nei locali che ospitano il gruppo scout Carini 1, concessi in comodato dalla chiesa Madre. Lì hanno rovistato armadi e cassetti, portando via solo pochi spiccioli conservati in due salvadanai.
Non si tratta di episodi isolati. Già in passato, il presepe natalizio allestito davanti alla chiesa Madre era stato vandalizzato, costringendo a spostarlo in un luogo più sicuro. Una lunga sequenza di ferite che contribuisce a diffondere l’immagine di un centro storico vulnerabile, sempre più esposto al degrado.
Don Sgroi, negli anni, ha cercato di reagire anche con piccoli gesti concreti. Ha promosso la cura di vicoli e piazze, l’adozione di aiuole e fioriere, la pulizia degli spazi condivisi. Attività pensate per educare al rispetto del bene comune, soprattutto tra i più giovani. Ma l’ondata di furti rischia di spegnere l’entusiasmo, alimentando scoraggiamento e diffidenza.
“La grave situazione che viviamo – sottolinea l’arciprete – richiede l’attenzione di tutti, istituzioni e cittadini. Sono convinto che con l’impegno collettivo si possa ristabilire sicurezza e ordine”.
La chiusura delle chiese di Carini per i furti e i vandali fuori dagli orari di culto resta però una sconfitta per l’intera comunità: non solo per i fedeli, che vedono limitata la possibilità di vivere liberamente gli spazi sacri, ma per tutta la città, che perde luoghi di riferimento e di identità nel cuore del centro storico.






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