“Sembra una ‘figa’ e invece è la Meloni”. L’affermazione non vuole essere offensiva, perché non lo è. Pare anzi un complimento, fatto alla maniera dei “maschi”. Forse è una affermazione che può sembrare, e lo è, piuttosto sessista ma quello è nei fatti, un complimento dal quale la destinataria non può che ricavarne l’apprezzamento per l’immagine messa in mostra sui cartelloni.

Si tratta comunque del commento critico più diffuso in Italia alla campagna pubblicitaria ‘in onda’ sulle strade delle nostre città a cura del partito Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni in vista della prossima scadenza elettorale del 4 marzo 2018.

Sembra la “cugina bona di se stessa”, opera di un bravissimo fotografo e di un egregio photo editor ed è una delle poche immagini tutto sommato nuove che questa campagna elettorale ci sta regalando prima del rush finale dove la battaglia sulla comunicazione tra i vari candidati in corsa, sopratutto nei collegi uninominali, si giocherà sui social, oltre che nelle televisioni nazionali e negli incontri e nelle riunioni politiche promosse dai vari candidati in lizza.

L’altra immagine che ci ha regalato questa campagna elettorale è invece quella di un inedito Piero Grasso leader politico,con il suo messaggio inclusivo, che si è prestato ad un look opposto a quello della Meloni: un prete pronto ad accogliere la nostra confessione. Così è stato percepito da tanti il Presidente del Senato in mostra sui cartelloni 6×3 rappresentato in uno schema grafico per certi verso nuovo e molto orientato ad essere meglio declinato per il web.

Questa volta però non avremo l’immagine di Berlusconi sui cartelloni pubblicitari, non solo perché non è candidato e candidabile nonostante il suo nome appaia sul simbolo di Forza Italia ma anche perché la legge elettorale premia la x apposta sul simbolo al proporzionale (o plurinominale) sia alla camera che al senato. Quelle x determineranno l’effetto trascinamento sui collegi uninominali e poi la conta finale fino alla proclamazione dei risultati con la lista dei deputati e senatori eletti e degli esclusi.

Andremo al voto con una legge elettorale che a leggerla e rileggerla sembra la “supercazzola” del miglior conte Mascetti: non la capiscono né la conoscono per bene nemmeno quelli che l’hanno votata. E sulla comunicazione si gioca la spunta di qualche punto percentuale in più o in meno che potrà essere decisivo per la definizione di una maggioranza di governo di qualunque tipo.

Tutto è in mano ai leader politici nazionali ed ai mezzi che riusciranno a mettere in campo in questa corsa. Ma ciascun candidato, ovunque esso sia posizionato nelle liste, deve correre. Lavorare per il simbolo e portare voti. In questo mese se ne vedranno delle belle, e noi proveremo a raccontarvelo.