Lo confermano le prenotazioni registrate per il lungo ponte del 2 giugno: la Sicilia, isola problematica ma meravigliosa, con i suoi beni storici, artistici e naturalistici continua ad essere meta prediletta di molti vacanzieri italiani ma anche stranieri.

Due italiani su tre la preferiscono anche a località come Ibiza e Barcellona. E Catania, Palermo e Trapani si posizionano rispettivamente al primo, terzo e decimo posto della classifica stilata da eDreams, l’ agenzia di viaggi online che ha preso in considerazione le prenotazioni effettuate per il periodo estivo.

Come riporta il Giornale di Sicilia, tra le dieci mete preferite dagli italiani, poi, le più facili da raggiungere dal punto di vista economico sono Parigi, con un prezzo medio del biglietto attorno ai 116 euro, seguita da Palermo con 135 e Barcellona a 136. Passo indietro invece per due grandi città come Roma e Milano, che escono dalla top ten in favore della capitale olandese e di Trapani.

“La Sicilia conserva il suo “appeal”, è un prodotto turistico eterogeneo che attrae italiani e stranieri e che accoglie dal turista di altissima fascia a quello fai -da -te, pronto anche ad accontentarsi”, spiega al Giornale di Sicilia Nico Torrisi, vicepresidente nazionale di Federalberghi.

“Ma si tratta anche di stime – dice ancora Torrisi – che potrebbero non essere corrette fino in fondo e per difetto. Abbiamo infatti calcolato che nell’Isola sono circa 5 mila le strutture extralberghiere abusive, che non rispettano le regole e non appaiono in queste statistiche. Quello dell’ abusivismo e del sommerso, nel turismo come in qualsiasi altro settore dell’ economia, è un fattore estremamente negativo, che penalizza i virtuosi e arreca un danno a tutta l’ economia regionale”.

Ma per il turismo in Sicilia, e per rendere la nostra isola maggiormente attraente, si potrebbe fare di più. Lo conferma ancora Torrisi: “Purtroppo l’assessorato regionale al Turismo non ci fornisce numeri ufficiali e dobbiamo sempre affidarci a questo o a quell’altro studio. Il problema è che non avendo a disposizione questi dati, noi operatori non riusciamo a sapere chi viene in Sicilia, dove va e cosa fa. E quindi non possiamo studiare correttamente il fenomeno turismo e di conseguenza non possiamo sapere dove stiamo sbagliando, dove migliorare e cosa programmare”.

“Paghiamo sicuramente un gap a livello di strutture e infrastrutture- conclude -. Non vengono promossi i grandi centri congressi o l’impiantistica sportiva, che ci permetterebbero di organizzare grandi eventi e di attrarre così nuovi flussi turistici. Il salto di qualità? Servono sicuramente strade e trasporti migliori e strutture accoglienti. Ma il siciliano deve anche capire quanto possa essere importante il turismo per questa terra, insieme all’agroalimentare. Bisogna insegnare nelle scuole la cultura dell’ accoglienza, soprattutto in fatto di servizi. L’ industria pesante in Sicilia ha fallito e dove non ha fallito ha devastato i territori».

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