“Una città non è solo una distesa d’asfalto e cemento, ma un insieme di corpi. Noi però non abbiamo semplicemente un corpo, noi ‘siamo’ il corpo che abbiamo. La città, in questo senso, non deve limitarsi ad avere una serie di involucri, ma deve aspirare a qualcosa di più. Se ci limitassimo  a pensare così sarebbe come credere che  siamo come una valigia che portiamo con noi stessi, ma anche in questo caso noi siamo la valigia. Ecco Palermo è il corpo, Palermo è la valigia e ancora una volta porta avanti fortemente quest’idea e si conferma città dell’accoglienza.”

Con queste metaforiche parole Leoluca Orlando ha voluto spiegare il tema scelto quest’anno per la settima edizione del ‘Palermo Pride 2017‘, dal titolo “I Corpi tra politica, desideri, diritti e trasformazioni”. Per l’occasione, dal 28 giugno al 2 luglio, sarà allestito in città un vero e proprio Villaggio dove si alterneranno spettacoli, convegni, laboratori per bambini, mostre e momenti di incontro. Saranno coinvolti numerosi luoghi, tra cui Palazzo Belmonte Riso, il Teatro Montevergini e il Teatro Massimo, all’interno di una fitto calendario che si snoderà lungo l’Itinerario Unesco Arabo-Normanno, a partire da corso Vittorio Emanuele fino a piazza Bologni.

“Sono felicissimo di essere  stato nominato ‘madrino’ di quest’evento, e sono consapevole di essere anche più bello della Cucinotta – sorride ammiccando Ernesto Tomasini, testimonial ufficiale del Pride -. Sono contentissimo soprattutto di essere il volto non solo di quest’anno, ma di questa Palermo. Sottolineo ‘questa’ perché vengo qui una volta all’anno e non è più la città che ho lasciato negli anni ’80 . E’ una città che fa gioire, ricca di turisti e dove c’è movimento, al contrario di quella che ho lasciato, una città deserta. Sono stata la prima Drag Queen – racconta -, quando ancora questa parola non esisteva e mi esibivo in piccoli locali. Ricordo i Pride di Los Angeles, New York, Berlino, Londra, dove vivo ormai da dieci anni: Pride strordinari. Ma ricordo bene anche il Pride del 2010 a Palermo dove eravamo in pochissimi i ‘disgraziati’ a marciare, oggi le cose sono veramente diverse. La rivendicazione dei diritti e le battaglie le facciamo ogni giorno, ma il Pride è una vetrina e dà visibilità a tutto questo ed è bello – conclude – potere vedere quello che è diventato quest’evento: una vera e propria festa.”

Momenti ironici, ma anche poetici nella Sala Onu del Teatro Massimo, dove si è tenuta la presentazione, con l’intervento di Rosario Crocetta, in perfetta sintonia con Massimo Milani a cui manifesta la sua felicità nel rivederlo e chiede di mostrare con disinvoltura il vertiginoso tacco rosa. Il governatore abbraccia anche quest’anno entusiasticamente l’iniziativa a cui invita a partecipare tutti e tira fuori dalla tasca lo smartphone da cui fà sentire uno dialogo, perfettamente a tema, tratto dal corpus di Oscar Wilde.

Attesissima, come ogni edizione, la parata che si terrà l’uno luglio a partire da Piazza Marina da dove inizieranno a sfilare, a suon di musica, i coloratissimi carri che accoglieranno a bordo chiunque voglia celebrare in felicità questo massimo momento di condivisione e affermazione della propria libertà sessuale.

“Sono orgoglioso davvero di Palermo perché dobbiamo ritenerci fortunati e ricordare sempre ciò che è al di fuori di noi – afferma Massimo Milani, volto storico tra i coordinatori del Pride e tra i fondatori dell’associazione Arcigay -. Tante persone sono morte per questo motivo, ebbene si muore ancora per essere gay. Penso a un anno fa quando morirono cinquanta persone in discoteca, mentre si divertivano, prese di mira solo perché erano omosessuali. Il nostro paese in questo senso è molto più civile di molti altri -prosegue -. Il tema di quest’anno intende sottolineare come occorre ricominciare a parlare di sessualità e autodeterminazione. Abbiamo diritto alla felicità del nostro corpo e viceversa non è accettabile. Spesso ho anche assistito a delle polemiche su come andare vestiti al corteo, sentendo commenti scandalizzati su alcuni abbigliamenti che lasciavano poco spazio all’immaginazione. Io dico no alle censure e a questo proposito vorrei ricordare che nasciamo nudi, ci vestiamo solo in seguito, per cui la nudità non è uno scandalo. A pensarci bene -conclude – in fondo siamo tutti travestiti”.

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