A Caccamo si conoscono tutti. Ma l’amore tra i due giovani è nato tra i banchi dell’istituto alberghiero.

Roberta Siragusa, 17 anni compiuti ad agosto, aveva lasciato il liceo delle Scienze umane e frequentava l’Alberghiero di Caccamo, dove viveva con i genitori e con il fratello maggiore.

Le è figlia di un operaio imbianchino, la mamma lavora per un’impresa di pulizie presso l’ospedale di Termini Imerese.

Amava danzare e sul suo profilo Facebook aveva postato diverse foto che la ritraevano mentre danzava. Insieme alla cuginetta frequentava la locale scuola Arte e Passione.

Risale a poco più di un anno fa l’inizio della storia d’amore con un suo quasi coetaneo, Pietro Morreale, diciannove anni compiuti a novembre, anche lui ex liceale, poi passato pure all’Alberghiero. Secondogenito di un dipendente dell’Amap, l’azienda dell’acquedotto di Palermo, e di una casalinga, Pietro amava lo sport, in passato aveva studiato le arti marziali, allenandosi in una palestra di Palermo.

Due famiglie normalissime, gente per bene, lavoratori. Tra i due si instaura subito un legame forte.

“Pietro le voleva molto bene – riferisce una conoscente – ma forse il suo era un amore morboso». Passano i mesi, la storia continua. Senza una spiegazione chiara, Roberta decide di lasciare la scuola di danza. «Ma continuava a postare sul suo profilo foto in posizioni da ballo – dice la sua ex insegnante, Mara Fasulo – si vede che la passione le era rimasta». Un periodo di crisi adolescenziale, vorrebbe mollare anche la scuola. Ma, grazie alla caparbietà della madre, cambia istituto e continua a studiare. Le famiglie sono a conoscenza di questa storia e non la ostacolano. Pietro va spesso a casa di Roberta, escono insieme e talvolta passano il tempo davanti al portone di casa.

Caccamo è letteralmente sconvolta, un delitto senza precedenti per questa comunità che riversa sui social ogni sentimento, dalla rabbia al dolore. C’è chi chiede giustizia, chi si affida alla preghiera, chi invoca un’azione di sensibilizzazione alla non violenza, soprattutto tra i giovani. Preso d’assalto il profilo Facebook di Pietro, un vero e proprio linciaggio mediatico con centinaia di messaggi orrendi che gli augurano la sofferenza e perfino la morte violenta.

Un fiume di messaggi di cordoglio e di vicinanza alle famiglie. «Apprendiamo – si legge sulla pagina della palestra KilRoy Team – la notizia di una grave tragedia che vedrebbe coinvolta una persona che, in passato e per un breve periodo, ha fatto parte della nostra squadra sportiva. Il nostro team condanna fermamente ogni tipo di violenza. Uno degli obiettivi delle arti marziali è d’inculcare nei giovani il “rispetto dell’altro”. Quanto accaduto ci ha lasciato sconvolti”.

Articoli correlati