“Inizia una trattativa anche se la parola è molto brutta, e questo confronto porterà ad un rilancio dell’azione politica per Palermo: non chiamatelo rimpasto”.

Parla a BlogSicilia Giusto Catania capogruppo di sinistra Comune a Palazzo delle Aquile che vuole dare la propria ‘impronta’ al discorso iniziato fra la sua formazione politica e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando con l’assemblea pubblica di sabato. Una assemblea i cui contenuti sono stati mal interpretati fino a ‘ribaltare’ le posizioni in campo, secondo Catania, che dunque vuole precisare, spiegare, dire la sua.

Tutto ha inizio all’indomai di quell’undici giugno 2017, poco meno di un anno fa, quando dalle urne palermitane esce un risultato clamoroso per Sinistra Comune che mostra una crescita esponenziale. In lista ci sono, fra gli altri, i due assessori uscenti delal giunta Orlando, Giusto Catania e Barbara Evola. Nonostante il successo evidente proprio Evola e Catania saranno i due ‘non confermati’ in giunta. Una scelta, quella di Orlando, tacciata da chiunque di anti politica ma comunque fatta e sostenuta contro tutto e contro tutti.

“Ho detto da subito senza infingimenti che quella giunta non era adeguata a rispondere alle esigenze della città di Palermo – dice Catania – e pur restando fedeli e coerenti ad un percorso di maggioranza da allora abbiamo sempre rappresentato ciò che non ci convinceva e non ci convince. Lo facevamo quando eravamo in giunta, figurarsi in questo anno o poco meno durante il quale in giunta non siamo stati rappresentati. Siamo convinti che quel risultato elettorale sia frutto di ciò che in giunta abbiamo fatto, di un progetto politico, di una visione della città a partire dalle pedonalizzazioni per le quali i palermitani ci hanno premiato. Ora è necessario rafforzare quel percorso e mettere in sicurezza Palermo in modo che su quella come su tante alte scelte non si torni mai più indietro”.

Quali sono questi temi che volete blindare anche per il futuro?

“Solo per fare qualche esempio abbiamo detto chiaramente no all’ordinanza anti tratta e anti prostituzione per il decoro della città. I diritti delle persone non possono venire dopo il decoro. Non si può trasformare una questione che riguarda persone vittime di tratta in una questione di decoro. Abbiamo detto no alla delibera sull’imbottigliamento dell’acqua da parte di Amap. E’ un passaggio che può essere utilizzato come grimaldello per la privatizzazione dell’acqua che deve, invece, restare pubblica così come questa città ha fatto scelte in controtendenza rispetto anche ai sindaci Pd mantenendo pubblici i servizi come la raccolta rifiuti nonostante i fallimenti di ben due società partecipate. Da ultimo abbiamo detto no alla riapertura di un tratto di via Principe Belmonte anche se provvisoriamente. Le pedonalizzazioni sono irreversibili. Le abbiamo fatte proprio durante i lavori di scavo in mezza città e abbiamo resistito a centinaia di pressioni. Non si deve cedere di un millimetro anzi andare avanti”.

E voi ritenete che il vostro risultato elettorale sia un premio per queste scelte

“Assolutamente sì. Come dicevo i palermitani hanno premiato un progetto, una visione politica per la città che passa attraverso queste ed altre scelte. Oggi rispondiamo alla sfida che proprio il sindaco Orlando ha avviato dicendoci che è necessario un rilancio dell’azione politica e questo vogliamo che si faccia. E così abbiamo deciso di aprire la discussione. Ma non lo facciamo nelle segrete stanze. La nostra ‘trattativa’ si svolge pubblicamente e deve partire dalle cose da fare e dal progetto, poi bisogna mettere in piedi una nuova giunta che quelle cose faccia”.

E quali sono queste cose da fare per rilanciare Palermo?

“Serve una visione comune di Palermo, di dove si va e dove vogliamo che la ciottà vada, servono elementi programmatici comuni e scelte precise sulle quali lavorare e serve una progettualità che porti la città da qui al 2022 mettendo in sicurezza le cose fatte, rendendole irreversibili, costruendo anche una classe politica che guardi al governo della città e anche oltre”.

In pratica volete che Orlando vi consegni il testimone della guida di Palermo dopo che se ne sarà andato per fine secondo mandato

“Certo, serve che ci sia pronta la successione e va costruita adesso anche per evitare di riconsegnare Palermo all’oscurantismo in cui è stata nei dodici anni di guida del centrodestra (ai due mandati Cammarata viene aggiunto anche il periodo commissariale che seguì le dimissioni proprio di Orlando nel 2000 per candidarsi alla Presidenza della Regione ndr).”

Ma più di una voce di corridoio sostiene che, nonostante le smentite del sindaco, non si arriverà al 2022 cpome nel 2000 non si arrivò alla fine del secondo mandato, ed è possibile un addio del sindaco già il prossimo anno magari per correre alle Europee

“Orlando ha detto in mille occasioni sia pubbliche che private che farà il sindaco fino al 2022 e noi abbiamo il dovere di credergli. Se poi così non fosse allora saremo di fronte ad un evidente tradimento del patto di fiducia con noi ma anche e soprattutto con gli elettori. Ma intanto dobbiamo credergli”

Alla vostra assemblea di sabato erano presenti anche altre formazioni. Abbiamo assistito a dichiarazioni di dialogo, oltre che da partiti che fanno da tempo un percorso comune con voi, anche dai Partigiani Dem. E’ l’inizio di una percorso di rinascita della sinistra, di nuovo tentativo di esportazione dell’ ‘Anomalia Palermo’ ?

“Non lo so ma non credo. L’Anomalia Palermo riguarda Palermo ed è difficile da esportare. L’anomalia Palermo di fatto è Leoluca Orlando, un sindaco del Pd ma che fa scelte opposte rispetto a quelle che fanno i sindaci e gli amministratori del Pd in giro per l’Italia. Ovunque si privatizza, qui si difende il pubblico. Mentre c’è un ministro come Minniti che fa le sue azioni anti immigrazioni qui si scriveva la carta di Palermo per l’abolizione, fra l’altro, del permesso di soggiorno. E’ solo quealche esempio ma potrei continuare. Ma il dialogo di cui parlano di Partigiani dem è una novità importante. Loro sono parte del Pd e questa apertura ci fa piacere. Di fatto si riconosce una sorta di egemonia politico-culturale del nostro progetto. Il resto si vedrà”