Il famoso quartiere del Capo apre le porte ai suoi cittadini e ai turisti presenti in città.

Una passeggiata per comprendere da vicino le vicissitudini sociali, culturali ed artistiche legate ad uno dei quattro storici mandamenti di Palermo, in occasione della ricorrenza maggiormente sentita dai suoi residenti, la Festa della Santuzza Rosalia Sinibaldi, divenuta Patrona di Palermo sotto l’egida dell’ Immacolata Concezione, la Santa Vergine a cui è dedicata l’omonima e bellissima Chiesa realizzata proprio nel quartiere del Capo.

Tra le vie storiche del quartiere, come la via Porta Carini, la via Beati Paoli e la via Sant’Agostino ancor oggi si snoda il più caratteristico mercato popolare di Palermo, quello detto “ru capu” con le sue botteghe piene di aromi e spezie che ricordano i “suk” arabi.

Tra i vicoli e i cortili del rione si coglie l’essenza delle credenze popolari intrise di leggende e tradizioni, ma anche lo spirito solidale che unisce popoli di etnie diverse, che crea accoglienza, favorisce l’integrazione e l’interculturalità.

Il quartiere del Capo è un territorio ricco di storie e fatti, costellato da tanti monumenti sacri e conventuali spesso legati a confraternite e corporazioni di mestieri, da dimore storiche e palazzi che sorsero soprattutto dopo il taglio dovuto alla costruzione della via Maqueda avvenuto agli inizi del VXII secolo.

La “strada nuova”, così come venne chiamata dal popolo ed intitolata al Vicerè dell’epoca Bernardino Cardenas duca di Maqueda, fu quel nuovo tracciato viario che incrociandosi col Cassaro (detta via Toledo o strada Marmorea) dal 1600 in poi formò all’incrocio la ottagonale Piazza Vigliena o Teatro del Sole o Quattro Canti di Città e divise la città di Palermo in “quattro nobili parti” ovvero in mandamenti: l’Albergheria o Palazzo Reale, La Kalsa o Tribunali, la Loggia o Castellammare e Capo (Seracaldio) o Monte di Pietà.

Palermo restava tuttavia chiusa entro la sua cinta muraria valicabile solo dalle monumentali Porte e per la nuova via Maqueda si costruirono ben due nuove porte, la Porta Vicari sul lato di piazza Sant’Antonino e la Porta Maqueda poi demolita nel 1880 per dare spazio alla costruzione del Teatro Massimo. Lo storico palermitano Rosario La Duca, riferisce che da proprio da Porta Maqueda, il 17 luglio 1624, fecero ingresso in città le ossa di S. Rosalia ritrovate sul Monte Pellegrino.

Oltre questo, alle spalle di Via Maqueda, in via Panneria al Monte di Pietà, abitava Vincenzo Bonello, il cacciatore palermitano che nel 1625 fece il sogno rivelatore delle spoglie mortali della Santuzza.

Gli abitanti del quartiere, devoti e riconoscenti al Bonello, realizzarono un’edicola votiva sulla parete della sua casa con una lastra d’ardesia dipinta a tempera, in cui la Santa è raffigurata distesa per terra, all’interno della spelonca.

L’edicola, ancor oggi esistente, è oggetto di culto e venerazione tanto che un comitato è solito ricordare annualmente l’episodio organizzando il “Festinello”, un festa di quartiere con tanto di musicanti, festoni e omaggi floreali, in concomitanza al “Festino”. Questo evento rafforza ancor di più il legame territoriale del quartiere con la Santa Patrona.

Ma il culto devozionale dei palermitani legato alla Santuzza non ha confini territoriali né limiti di quartiere e soprattutto non ha rivalità con l’amore supremo che portano all’Immacolata.

La storia vuole che nel maggio del 1624 scoppiasse a Palermo l’epidemia della peste. In profonda emergenza sanitaria, il Senato non riusciva a bloccare il morbo né la Chiesa trovava intercessori divini. All’avvicendarsi di Santi protettori inutilmente invocati, ci si rivolgeva su tutti a Maria Vergine Immacolata.

Nello stesso periodo un fatto misterioso portava alla scoperta delle ossa di una Santa eremita del XII che dimorava sul Monte Pellegrino. Dopo lunghi dibattiti e controversie tra Senato e Curia, finalmente Santa Rosalia portata in processione per le vie della città, esaudiva i suoi concittadini allentando la peste. Dal 15 luglio 1625 Rosalia Sinibaldi fu eletta da tutti Patrona di Palermo; al contempo il Senato Palermitano fece voto solenne al Culto dell’Immacolata Concezione da difendere “sino all’effusione del proprio sangue”, istituendone la festa l’8 dicembre e finanziando i festeggiamenti e la preziosa statua argentea, che avrebbero custodito sottochiave i francescani nella loro Chiesa.

Sulle tracce delle due Sante, Rosalia e l’Immacolata, ovvero alla ricerca delle relative effigi e testimonianze sul territorio, ci incammineremo, entrando simbolicamente dalla Porta Maqueda come avvenne per le reliquie della Santuzza ed inoltrandoci verso vicoli e stradine per ritrovare dipinti ed edicole votive, cappelle ed altari, opere d’affresco e di scultura e quant’altro il territorio conserva e custodisce, che siano riconducibili al grande culto palermitano dedicato alla venerazione delle due effigi femminili delle Santuzza e di Maria Immacolata.

Il tour, solo su prenotazione, durerà circa 3 h e partirà da piazza Verdi.

Il biglietto sarà di 10 euro (adulti), 5 euro (ragazzi 10-18 anni), gratis (bambini 0-10 anni).

 

 

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