Spuntano nuovi casi di violenza sessuale contro padre Salvatore Anello, il frate cappuccino finito in carcere insieme al tenente colonnello Salvatore Muratore nell’inchiesta su esorcismi e violenze sessuali.

Le loro posizioni si aggravano anche perchè spuntano nuovi casi non riportati nell’ordinanza che li aveva portati al Pagliarelli.

Il frate è indagato per un nuovo episodio, un abuso ai danni di una ragazzina di 16 anni che accusava disturbi nervosi.

I genitori pensavano che ci volesse un sacerdote e non un dottore e hanno scelto il prete dei cappuccini. Padre Anello, secondo la ricostruzione degli investigatori, le ha riservato lo stesso trattamento denunciato dalle altre vittime.

Palpeggiamenti nelle parti intime durante una cosiddetta «preghiera di guarigione», un rito che si sarebbe svolto in una stanza attigua alla chiesa dei Cappuccini.

La minore ha raccontato tutto ai familiari che poi si sono presentati agli agenti della sezione di polizia giudiziaria del tribunale per i minorenni, titolari dell’ inchiesta sul sacerdote.

Questo episodio, come scrive il Giornale di Sicilia, non era stato contestato nell’ordinanza di custodia a carico del prete, dato che quando è emerso gli atti erano già stati spediti al giudice per le indagini preliminari.
Il contesto e le circostanze sembrano essere molto simili alle altre violenze addebitate al sacerdote.
Genitori con istruzione modesta, che con ogni probabilità hanno scambiato un disturbo nervoso con una presunta possessione diabolica.

E poi il comportamento del sacerdote. La giovane accolta dentro una stanza a pochi passi dalla parrocchia di piazza Cappuccini, il «rituale liberatorio» che prevedeva preghiere ma anche palpeggia menti, in questo caso sul seno e sul fondo schiena.

Tutti atti necessari, sosteneva il prete, per cacciare via il demonio dal corpo della minore, ma che per l’accusa costituiscono dei veri e propri abusi sessuali.

Riguardo alle accuse, il prete fino ad oggi non ha mai fornito la sua versione dei fatti. Quando è stato interrogato dal giudice subito dopo l’ arresto, ha preferito restare in silenzio. I poliziotti durante la prima fase delle indagini lo avevano però sentito come persona informata sui fatti.

Stavano svolgendo accertamenti sul tenente colonnello Muratore, una sorta di «esorcista fai da te» accusato di cinque violenze. E dopo una serie di interrogatori di fedeli e loro familiari era saltato fuori il nome di padre Anello. Convocato dagli agenti, il suo atteggiamento a quanto pare lasciò alquanto perplessi gli investigatori. Sarebbe apparso nervoso e reticente, ansioso di andare via.

Avrebbe anche detto che durante i riti era normale toccare ripetutamente i fedeli e anche questo dettaglio non convinse affatto i poliziotti. Così scattarono le indagini pure sul suo conto e con il passare dei giorni saltarono fuori le testimonianze di alcune donne che misero a verbale la loro esperienza con il sacerdote.

Ad alcuni di questi rituali hanno assistito parenti e in un caso anche un fidanzato della presunta posseduta. Sia lei che lui hanno poi raccontato agli investigatori le invocazioni del frate cappuccino e subito dopo i massaggi con un non meglio precisato olio miracoloso e poi i palpeggiamenti ed i veri e propri abusi. Oltre alle vittime delle violenze, i poliziotti hanno ascoltato anche diversi religiosi con i quali le donne si erano confidate. Tutti hanno ammesso di avere ricevuto queste confidenze, ma nessuno aveva mai contattato gli investigatori e adesso la loro posizione è al vaglio degli inquirenti.

Gli accertamenti della Procura – l’ inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Giorgia Righi – sono ancora in corso e non è escluso che si possa optare per un incidente probatorio, in cui eventualmente cristallizzare le dichiarazioni delle presunte vittime. È probabile che, come spesso accade con i reati di cui sono accusati Muratore e Anello, al termine delle indagini il pubblico ministero opti per una richiesta di giudizio immediato, che riduca i tempi del processo, consentendo di saltare l’ udienza preliminare.

I due si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’ interrogatorio seguito al loro arresto e allo stato non si conoscono eventuali ricostruzioni alternative a quelle (gravissime) sostenute dalla Procura.