Pinocchio, il capolavoro di Carlo Collodi, è certamente tra i libri più conosciuti e letti al mondo, oltre che amati da grandi e piccoli. Basti pensare che si contano oltre 240 traduzioni, ma neanche questo dato è certo. Innumerevoli sono poi le interpretazioni in chiave musicale, cinematografica o teatrale. Proprio tra queste va annoverata la trascrizione operistica in due atti fatta dal maestro abruzzese Antonio Cericola su libretto di Sandro Bernabei.

Tra qualche giorno, prima a Palermo, il 6 settembre e poi a Taormina, il 10 settembre, sarà possibile gustarne la bellezza e il fascino grazie alla sua messa in scena che a Palermo sarà al teatro di Verdura e a Taormina al Teatro Greco con la straordinaria partecipazione di Pippo Franco nel ruolo del Grillo Parlante, con la regia di Benedetto Zenone, l’orchestra “A. Toscanini” dell’Accademia Musicale Ars Antiqua di Palermo e il coro di voci bianche dell’Accademia delle arti di Pescara.

L’opera è stata già rappresentata diverse volte in teatri ed in festival importanti. Diversi i motivi di interesse e di richiamo che propongono all’attenzione del grande pubblico e degli addetti ai lavori. L’opera è stata replicata anche nel 2004 in occasione dell’anno delle Olimpiadi in Grecia. Ne resta una rilevante traccia ne “L’Opera”, la più prestigiosa rivista italiana di lirica che dedicò all’evento diverse pagine. Sotto la magistrale direzione dei Maestri Donato Renzetti e Rafail Pilarinos “Pinocchio” ha inaugurato la stagione lirica del Festival Internazionale di Atene in cartellone con i Berliner Philharmoniker, Luciano Pavarotti, i Wiener Philharmoniker, la London Symphony Orchestra…

Così Sandro Bernabei spiega l’origine della sua decisione di scrivere il libretto dell’opera: “Parlare ancora di Pinocchio significa prendere atto di un’idea che non ha tempo, perché inscrivibile nella concretizzazione del presente. L’attenzione di varie forme d’arte nei confronti della favola di Collodi, dal cinema al musical all’opera lirica, nonché la recente decisione della Francia di adottarla come libro di testo nelle scuole, ne sono tangibile testimonianza. Ancor prima che esegeti o scopritori di ‘notizie’ inedite, mi premeva semplicemente considerare le strutture che sono alla base del consenso spontaneo e universale di una favola che non ha pregi di grande letteratura, ma che sicuramente ha intuizioni geniali”.

“Pinocchio – prosegue – non è un coacervo di azioni e di pensieri cattivi che d’improvviso si ordina in un coerente ed organico percorso grazie alla scoperta di un Paradiso perduto. È un bambino che scopre a mano a mano l’effimera consistenza della libertà, della condizione naturale, del segmento ideale della vita. E la tensione al recupero, al riequilibrio tra l’originario tracciato e il granitico urto con i codici di una civiltà apparente, genera un continuo adattamento che non può essere immune da inevitabili scontri di dimensioni esistenziali”.

Molto del merito dell’iniziativa che porterà alla esecuzione siciliana è del maestro Giovan Battista D’Asta che alcuni anni fa ne venne a conoscenza ed ora dopo molti mesi di assiduo lavoro la dirigerà.

Ecco come racconta questa vicenda. “Dopo trent’anni di attività di direzione d’orchestra – dice – basati fondamentalmente sui concerti finanziati dalle istituzioni, e quindi gratuiti per il pubblico, con un repertorio classico, bello e intramontabile, ma in qualche modo ripetitivo, sentivo l’esigenza di dare una svolta alla mia carriera professionale, volendo produrre un evento musicale che fosse realizzato per un pubblico che gradisce vederlo e per questo è disposto a pagare un biglietto. Quindi non solo un evento musicale senza finanziamenti pubblici ma che avesse una idea innovativa: l’opera lirica che racconta una bella favola a tutti, grandi e piccini!”.

Questa storia prosegue attraverso tre momenti fondamentali: il primo quello in cui nel corso di una conversazione telefonica il maestro Donato Renzetti parlò a D’Asta per la prima volta di quest’opera. Poi l’incontro tra D’Asta e l’autore delle musiche Antonio Cericola che segnò l’inizio dell’interessamento per l’opera. Quindi l’inizio dello studio della partitura durante la quale l’interesse è cresciuto fino a diventare passione e decisione.

Ecco come il maestro Antonio Cericola spiega le ragioni della sua scelta: “Il desiderio che più mi stava a cuore era quello di portare sulla scena come veri protagonisti i bambini: interpreti nella mia opera lirica al fianco di coloro che fanno di questa arte la loro professione; bambini che entrassero nei panni veri delle loro stesse fantasie, per sentire per la prima volta nel loro cuore “l’abile magia” della musica e del teatro”.

Le rappresentazioni che fin qui si sono avute dell’opera, a partire da quella più famosa avvenuta ad Atene in occasioni delle Olimpiadi, danno ragione alla passione e all’impegno dell’autore delle musiche, che già in passato ha trasportato in musica altre favole famose come Alice nel paese delle meraviglie, La bella e la bestia, ecc.

Ecco come spiega le ragioni di questa scelta: “Mettendo in musica le più belle favole e fiabe di tutti i tempi – aggiunge – cerco di riconsegnare ai ragazzi la fantasia, la meraviglia che internet, i mass media e la televisione, stanno distorcendo sempre di più in un generale appiattimento di valori. Pinocchio in particolare riveste un significato profondo nel recupero del mondo infantile ad una forma d’arte che solo raramente se ne è occupata. La mia opera lirica vuole segnare un passo importante in questo senso proponendo l’universale favola di Collodi in una veste diversa, accattivante, attraverso la musica che si cala nell’azione scenica e del teatro che si anima nella musica”.

Decisivo nel suo percorso creativo certamente la lettura del libretto di Bernabei. “Il libretto di Sandro Bernabei – spiega – mi dava uno stimolo speciale, per diversi motivi; ne ho colto subito i significati oltre le parole. Era esattamente quello che cercavo. Testo e pretesto per una musica apparentemente semplice ma ricca di sentimenti, composita ma di immediata lettura; musica in cui fondere soluzioni moderne nel rispetto di una tradizione che non può essere rinnegata. Confluisce in questa opera lirica una commistione di stili tenuti assieme da un filo conduttore univoco. Si intersecano e si incontrano costantemente linee melodiche sempre nuove, su un tessuto armonico e ritmico dalle innumerevoli possibilità, che determinano di volta in volta tensione, ironia, nostalgia, affetto”.

La musica del maestro Cericola è accattivante e di facile comprensione pur in un’architettura internamente complessa e rivelatrice di una grande capacità compositiva. La fresca e sorprendente vena melodica è supportata da un’eccellente maestria dell’impianto armonico, tonale e moderno.

Riprendiamo il racconto del maestro D’Asta: “Diciamo che nella mia mente tutto è rimasto in stand by per tre anni fino a quando non ho avuto tra le mani il commento che il defunto arcivescovo di Bologna cardinale Giacomo Biffi ha fatto al testo di Collodi; la sua lettura ha capovolto il mio modo di guardare la favola di Pinocchio, mi ha aperto uno squarcio che mi ha poi convinto ad assumermi il rischio della sua rappresentazione. Infatti, il testo e la musica sono espressione visibile di una lettura dell’opera di Collodi che va oltre l’ovvio e lo scontato, verso un significato degli eventi e dei personaggi che si avvicinano molto alla nostra normale condizione di uomini”.

Presa la decisione si trattava di entrare nella fase progettuale e realizzativa che ha richiesto molto impegno e fatica. La scelta di sedi e luoghi adatti, la scelta del cast, il reperimento delle somme indispensabili per iniziare i lavori. E così, il primo settembre sono iniziate le prove presso l’Abazia di San Martino delle Scale dove tutta la troupe è alloggiata.

D’Asta conclude così il suo racconto: “La lettura fatta da Biffi mi ha fatto leggere Pinocchio non più a partire dalla sua figura, ma a partire da quelle collaterali. Ho rivalutato così Geppetto, nel suo grande e umanissimo desiderio di divenire genitore, Mangiafuoco (magistralmente musicato dal Cericola!), desideroso di dismettere i panni del cattivo per antonomasia e vestire quelli di un uomo solo ma desideroso di compagnia e di riscatto, e via via quelle del Gatto e la Volpe fino a Lucignolo che comprende alla fine che c’è un futuro buono anche per lui e la Fata anima gentile e materna non maternalistica …..e a proposito ama sottolineare che per l’occasione proprio nei panni della Fata Turchina debutterà la giovanissima soprano Greta Di Forti allieva del soprano Rosa Maria Lo Cascio.
A me sembra una rappresentazione in chiave moderna della parabola del figliol prodigo e questa visione è chiarissima nel corso dell’intera opera così come nelle battute finali in cui Pinocchio ringrazia gli amici per la vita che gli è stata data e dove tutti i protagonisti insieme cantano “ed alla fine poi Pinocchio siamo noi!”

Pinocchio può essere a ben ragione definita un’opera per tutti: per i più piccoli, che entrano nei panni delle loro stesse fantasie per sentire per la prima volta nel loro cuore “l’abile magia” della musica e del teatro…; per i più grandi, che riscoprono l’incanto della poesia del “fanciullino” che vive in ciascuno di noi.

Insomma uno spettacolo per tutta la famiglia: la storia del burattino più famoso del mondo che sorprende, diverte ed emoziona. Orchestra sinfonica, cantanti, danzatrici, voce recitante e coro di voci bianche… tutti insieme per far vivere la magia della fiaba capolavoro letterario e patrimonio dell’umanità.

L’appuntamento è il 6 settembre al Teatro di Verdura e il 10 settembre a Taormina al Teatro Greco. (biglietti su www.vivaticket.it)

 

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