Lui la descrive come una lolita trasgressiva. Dario Nicolicchia, il giovane arrestato dalla squadra mobile, si dice vittima delle sue voglie e perversioni.

Quasi soggiogato. Lei Noemi, la sedicenne finita in un giro di baby squillo ha detto di essere stata vittima di Nicolicchia.

Un bancomat per trasformare le ore di sesso con uomini grandi, anche di 70 anni, in soldi. Un cliente nel corso degli interrogatori ha raccontaoto di avere visto Dario Nicolicchia infilare nel reggiseno della sua fidanzatina-baby prostituta (da lui fatta prostituire, secondo l’accusa) i 100, 150 euro che di volta in volta le venivano pagati per le prestazioni.

E’ uno dei nuovi dettagli della vicenda che sta facendo tremare professionisti e buona parte della borghesia palermitana. Un avvocato di quasi settant’anni ha fatto  i nomi di un farmacista e di un altro avvocato, arruolati tra i clienti e fatti incontrare con la minorenne nel suo studio.

Ma Nicolicchia parla di complotto, della mamma della ex che ce l’avrebbe con lui, sostiene che la attuale 19 enne (ma ne aveva 16 quando questa storiaccia iniziò) sarebbe stata indotta ad accusarlo, per odio da parte della donna.  Ma non spiega perché tutti raccontino più o meno la stessa storia.

Tutti tranne, appunto, lui. E questo è il racconto che Nicolicchia fa al Gip Lorenzo Matassa e al pm Claudio Camilleri il magazziniere («Ora in nero»), capace però di comprarsi una moto («Ma usata, eh!») grazie a un prestito— così dice — di una finanziaria che gli avrebbe dato 4000 euro nonostante il suo lavoro tutt’altro che stabile. Dice che la storia dei «giochi particolari» è durata solo quattro mesi.

Lei sostiene che sono stati tredici. I telefonini e le tracce dei tabulati danno ragione a lei. Nicolicchia parla di due-tre clienti, che poi aumenteranno, nel suo stesso racconto.

Lei comunque aveva sempre parlato di quaranta. Ma Nicolicchia non li definisce clienti, piuttosto persone con le quali lei sfogava la sua perversione.

Prestanti, aitanti, i primi. «Racconta l’avvocato — gli dice il pm Camilleri— che in tre distinte occasioni, una volta presso il suo studio si presenta il dentista, una volta questa altra persona farmacista e un’altra volta ancora si presenta questo avvocato che lui riferisce chiamarsi… tutte e tre le occasioni sono finite con rapporti sessuali consumati nello studio legale… al termine anche loro hanno dato soldi alla ragazza e lei ad un certo punto li ha passati a lei, Nicolicchia, e lei ha fatto sempre la stessa mossa di metterglieli nel reggiseno… è inventato, non è vero…?».

Sì, è inventato. Ma poi Nicolicchia ammette di avere ricevuto i soldi da uno dei primissimi clienti e di averli girati lui alla baby squillo. Perché? «Io sono maggiorenne, lei è minorenne».

Nicolicchia descrive Noemi come una che ricerca  emozioni sempre più forti. Con gente conosciuta per strada, per due volte. Con una donna lesbica. Fra i protagonisti, in sequenza, il primo sarebbe stato un tale al Foro Italico. Poi un avvocato brizzolato sui 40-45.

E un uomo incontrato all’Addaura, sempre durante effusioni spinte tra Nicolicchia e la ragazzina. E un poliziotto delle scorte. Poi attempati professionisti. E una donna, conosciuta in un locale della zona di via Roma: «E hanno incominciato a scherzare, a darsi baci a stampo e poi con la lingua davanti a tutti, la cosa mi ha preso, mi ha eccitato e lei ha detto dai andiamo a casa».

Chiede il Gip Matassa se la donna abbia pagato, se abbia «mai sborsato denaro per questo». «No». Il pm Camilleri chiede se ci sia stata un’altra ragazzina coinvolta. Anche in questo caso la risposta è negativa. Ma il pm sa quel che dice: «Troveremo qualcosa sul suo computer che riguarda altre minorenni?». «No, no». «Dura tutto dieci minuti» Uno dei due mente, sentenzia il Gip Matassa.

E a chi credano giudice e pm è abbastanza chiaro. Lei sostiene ad esempio che quando parlava di voler smettere, Nicolicchia le avrebbe detto che in un’ora finiva tutto. Lui ribalta la prospettiva. Sarebbe stata lei a dirgli così: «Ah ma io con dieci minuti che ho fatto un… posso avere tutto questo e mio padre per fare soldi col suo lavoro diventa pazzo per una settimana e gli danno soltanto 150 euro, a volte 80…»

Solo adesso Nicolicchia ha nominato un difensore di fiducia, l’avvocato Cinzia Pecoraro. La polizia ha lavorato a fondo, i magistrati sanno tante cose. Ad esempio che la ragazzina era andata a prostituirsi a Trapani e a Licata. Ma da sola, sostiene l’indagato.

«Sì — spiega — Alex è un ragazzo di origini russe, però adottato da genitori di Licata. Lui voleva avere rapporti strani, le diceva di adorarlo, che lui era il suo Dio… un malato mentale comunque, cioè mitomane… non violento, però era uno di quelli tipo credenti in satanismo e queste cose così, demoni e cavolate varie». Insiste, Nicolicchia. Con un numero ci sono 425 contatti, 389 in entrata e 36 in uscita. Con un altro 298.

«Ma perché spesso si ricevevano chiamate con soltanto dialogo… Beh, ci sono persone che sono state un po’, diciamo morbose, nel chiamare sempre…». Una cosa fa indignare il trentunenne: «Questo che c’ha la mania dell’incesto?», gli chiedono di un cliente che voleva essere chiamato zio durante il sesso.

E lui: «No, non avrei mai potuto sopportare una cosa del genere! Non era più un gioco sessuale, non era più un farla contenta, sarebbe stata una cosa un po’ spinta eccessivamente…». E però il primo rapporto della squillo sarebbe stato al Foro Italico, per strada, con un guardone. Nicolicchia avrebbe acconsentito perché lui, Dario, aveva problemi, non riusciva ad eccitarsi. Solo per questo.

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