Venti anni dalla strage di Nassiriya. La ricorrenza cade domenica 12 novembre. Nell’attentato morirono 28 italiani, di cui 17 militari. Fra di loro il vicebrigadiere Domenico Intravaia, originario di Monreale dove ancora vive la sua famiglia, la moglie Liliana, i figli Alessia e Marco, quest’ultimo presidente del Consiglio Comunale e deputato regionale, e i tre nipotini.

Monreale non dimentica il suo eroe

La città normanna non ha mai dimenticato il suo eroe, vittima della più grande strage di militare del dopoguerra, e ha voluto intitolargli una strada. Questa mattina per la scopertura della targa in mosaico si è svolta una solenne cerimonia, cui hanno partecipato, oltre ai familiari, i vertici militari, civili e religiose, oltre a numerose scolaresche in rappresentanza degli istituti cittadini.

Con commozione sono intervenuti il sindaco Alberto Arcidiacono e il comandante provinciale dell’Arma Luciano Magrini che ha ricordato come i militari che sono morti nella base Maestrale erano ben consapevoli dei pericoli che corressero, ma tutti sono rimasti in Iraq a compiere il loro dovere.

Il ricordo dei figli

Il primo cittadino ha voluto sottolineare i valori che hanno ispirato la vita di Domenico Intravaia: “Il nostro concittadino ha sacrificato sé stesso per la causa della libertà che proprio in questi giorni vediamo quanto sia minacciata, ha trasmesso tali valori ai figli e per tutto questo l’amministrazione gli resterà sempre grata”.

“Ringrazio il sindaco Alberto Arcidiacono, la giunta e tutta la città – ha aggiunto il figlio Marco – per avere voluto onorare la memoria di mio padre con l’intitolazione di una via che ricorda il suo sacrificio nella strage di Nassiriya, di cui domani ricorre il ventennale. Un cittadino monrealese, orgoglioso di essere monrealese, il cui ricordo è ancora vivo nella nostra comunità. Oggi è molto importante la presenza delle scuole. I giovani sono coloro ai quali vanno trasmessi i principi della nostra Costituzione che le missioni italiane all’estero intendono trasmettere al mondo e per cui molti, fra cui mio padre, sono morti”.

A benedire la targa il cappellano militare Domenico Falzone.

La cerimonia si è conclusa con una messa in suffragio celebrata in cattedrale dall’arcivescovo Gualtiero Isacchi che ha ricordato la nostra missione di operatori di pace e di bene contro la logica della sopraffazione e dell’arrivismo.

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