Esattamente 20 anni fa, l’undici gennaio del 1996, il boss Giovanni Brusca ordinava l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e poi squagliato nell’acido a 14 anni per la sola colpa di essere figlio del pentito Santino Di Matteo.

Il ragazzino era stato rapito oltre due anni prima per usarlo come strumento di pressione per convincere il pentito a ritrattare. Proprio Giovanni Brusca, che di recente ha usufruito di un permesso premio per trascorrere le feste fuori dal carcere in base alla sua qualità di pentito, aveva ordinato il crimine. Nonostante il bambino lo considerasse uno zio dalle indagini emerse il disprezzo nei confronti del piccolo al quale Brusca si riferiva chiamandolo spietatamente ‘u cagnuleddu’ (il cagnolino).

DI MATTEO COMMEMORAZIONE

Giuseppe Di Matteo era stato rapito il 26 novembre del 1993.  Avrebbe compiuto quindici anni il 19 gennaio, una settimana dopo il suo omicidio. Secondo i racconti processuali del pentito Gaspare Spatuzza, che prese parte al sequestro il 26 novembre del 1993, i mafiosi si travestirono da poliziotti per ingannare il bambino, facendogli credere di poter rivedere il padre in quel periodo sotto protezione lontano dalla Sicilia.

“Agli occhi del bambino siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi – racconta Spatuzza in un interrogatorio pormai divenuto celebre -. Lui era felice”.

Sono molti i filoni processuali per questo delitto. La sentenza più recente e’ stata emessa dalla Corte di assise
d’Appello di Palermo nel marzo del 2013, quando sono stati condannati all’ergastolo il boss di Brancaccio Giuseppe
Graviano, il super latitante Matteo Messina Denaro, Francesco Giuliano, Salvatore Benigno e Luigi Giacalone. A Gaspare Spatuzza sono stati inflitti 12 anni in considerazione del suo contributo alle indagini.

Oggi il piccolo Giuseppe Di Matteo, appassionato di cavalli ed equitazione, è stato ricordato nel corso di una cerimonia  tenuta nella struttura equestre della Favorita, organizzata dall’Amministrazione comunale di Palermo, alla quale ha partecipato  il sindaco, Leoluca Orlando.

commemorazione di matteo

In precedenza nell’Aula Multimediale “Pio La Torre” dell’ex Casa del Fanciullo di via Vittorio Emanuele, a San Giuseppe Jato, si erano tenute le celebrazioni in memoria del piccolo Giuseppe Di Matteo. Il coordinamento di Libera Palermo e l’amministrazione comunale di San Giuseppe Jato, rappresentata dal Sindaco Davide Licari, hanno organizzato la giornata dal titolo “C’era un volta un bambino che amava i cavalli”.

Nella Chiesa Madre di San Giuseppe Jato è stata celebrata una Messa in ricordo di tutti i bambini vittime di violenza, mentre presso l’Aula Multimediale l’artista Martino Lo Cascio ha interpretato in forma recitata uno scritto su Giuseppe Di Matteo e i volontari di Libera del comprensorio della Valle dello Jato hanno espresso una testimonianza sulla tragica storia del bambino. La giornata ha visto la partecipazione dei volontari, del Sindaco Licari, del Sindaco di Monreale Piero Capizzi, del capitano dei Carabinieri Guido Volpe, del Tenente Colonnello dei Carabinieri Mauro Carrozzo, della dottoressa Orietta Mongiovì della Prefettura di Palermo, di autorità civili e di numerosi cittadini.

“L’esercizio della Memoria è per la comunità di Libera un pilastro fondante – ha dichiarato il coordinatore provinciale Giovanni Pagano – non un rito da celebrare in date prefissate, ma una pratica di impegno quotidiano. Questo significa che il piccolo Giuseppe va ricordato ogni giorno e il nostro impegno è rendere vivo e accessibile il Giardino della Memoria, superando le numerose difficoltà, come le condizioni della strada, che lo rendono quasi inaccessibile. In tal senso siamo certi che l’impegno profuso in questi anni dall’Amministrazione Comunale consentirà di risolvere queste difficoltà”.

“Ricordare la tragica storia del piccolo Giuseppe Di Matteo e di tutte le vittime innocenti delle mafie, farne memoria e impegno costante, è il miglior modo per incitare tutti i liberi cittadini a fare la loro parte nella lotta contro le mafie – hanno detto i volontari di Libera – una lotta che vuole affermare la legalità come normalità, a partire dalla comunità jatina dove nelle prossime settimane verrà ufficializzata la costituzione di un presidio di Libera. La storia di Giuseppe rappresenta una deflagrazione dell’identità mafiosa e fa apparire Cosa Nostra per quella che è realmente: un’organizzazione barbara e violenta, contro tutti e tutto, pur di garantire i propri interessi”.

“Vent’anni fa la mafia uccideva con orribile barbarie un bambino rivelando tutta la sua mostruosa natura – ha detto il sindaco Licari – i mafiosi che hanno ammazzato Giuseppe Di Matteo non potranno essere mai più riabilitati come cittadini di San Giuseppe Jato, nessuno dei miei concittadini ha dimenticato questa triste storia o intende farlo. La commemorazione del piccolo Giuseppe, organizzata grazie alla  preziosa collaborazione di Libera, trova valore nella partecipazione dei giovani jatini a cui è chiesto di alimentare la cultura della legalità per il bene e il futuro di San Giuseppe Jato”.

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