Vernice rossa sulla statua di Francesco Crispi, a Palermo. Questa notte, in occasione delle celebrazioni della ricorrenza dell’Unità d’Italia, un gruppo di indipendentisti legato al movimento “Trinacria” ha deciso di imbrattare il monumento posto in piazza Croci e dedicato ad uno dei personaggi più importanti della nascita dello Stato italiano. Un gesto di protesta molto forte, quello condotto dagli attivisti, legato, a loro dire, alla necessità di un revisionismo storico sulla figura dello stesso Crispi e delle sue azioni condotte in terra siciliana.

Statua di Crispi ricoperta di vernice

Ad eseguire il gesto di protesta un gruppo composto da mezza dozzina di persone, immortalate a volto coperto in un video che era stato pubblicato sulla pagina Facebook del movimento ma che, adesso, risulta rimosso. Nelle immagini si vede una persona imbracciare un contenitore di vernice rossa e lanciarlo sulla statua. Le conseguenze sono evidenti, anche nelle immagini raccolte nella nostra live tenuta sul posto. Completamente ricoperta di vernice l’aquila posta alla base del monumento, così come gli scalini che adornano la struttura e la scritta “La monarchia ci unisce”, riportante la citazione di Francesco Crispi. Secondo quanto riferiscono gli attivisti, si tratterebbe di vernice lavabile.

La nota degli indipendentisti

In una nota inoltrata alla stampa, gli attivisti di “Trinacria” hanno spiegato così il loro gesto. “Francesco Crispi è per noi l’uomo delle stragi di contadini e popolani che tra il 1893 e il 1894 insanguinarono la nostra terra. Il 20 gennaio del 1893 a Caltavuturo, 13 morti. Poi, il 6 marzo, a Serradifalco, 2 morti; il 6 agosto, ad Alcamo 1 morto; il 10 dicembre, a Giardinello, 11 morti; il 25 dicembre, a Lercara, 11 morti; e poi ancora: l’1 gennaio del 1894, a Pietraperzia, 8 morti; il 2 gennaio, a Belmonte Mezzagno, 2 morti; il 3 gennaio, a Marineo, 18 morti; e il 5 gennaio, a Santa Caterina Villermosa, 14 morti, tra cui un bambino, ucciso a baionettate”.

“A quest’uomo va il nostro storico disprezzo”

Una visione che comporta, secondo gli indipendentisti, la necessità di una revisione della toponomastica delle strade siciliane. “A quest’uomo, un siciliano che ordinò all’esercito di sparare sui siciliani, la retorica nazionalista ha dedicato strade, piazze e monumenti, macchiandosi del sangue stesso di quelle stragi. A quest’uomo va il nostro storico disprezzo. Quelle strade e quelle piazze prenderanno un giorno il nome giusto e sacro: quello degli uomini e delle donne che si organizzarono nei Fasci siciliani e lottarono per la terra e per la dignità del lavoro”.

 

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