Una truffa architettata nei minimi dettagli, incassa 70 mila euro di caparra per un immobile che aveva promesso ad un prezzo stracciato all’insaputa dei proprietari. Storia che finisce con una condanna per Giorgio Girgenti, 52 anni originario di Prizzi. Un anno di reclusione, pena sospesa, e il risarcimento delle parti civili ha stabilito la quinta sezione penale del tribunale di Palermo. Un volto già noto quello di Girgenti che nel dicembre del 2020 fu arrestato per un caso molto simile.
La storia
Girgenti, secondo quanto ricostruito nel corso del dibattimento, avrebbe venduto una villa in via Principe di Scalea. Il suo valore era di 2 milioni di euro ma lui decise di darla ad un facoltoso acquirente, un medico palermitano, per il prezzo stracciato di 350 mila euro. Chiedendo però un acconto da 70 mila. Soldi che ha quindi intascato per poi far perdere le sue tracce. Una truffa ben congegnata dal momento che effettivamente Girgenti aveva avuto mandato dai proprietari di quella villa di poterla vendere, tanto da essere in possesso della procura. Ed è stata proprio quella che ha tratto in inganno il medico, convinto di aver fatto un super affare salvo poi accorgersi di essere stato truffato.
Gli assegni scoperti
In pratica il 52enne promise quella villa a quel prezzo all’insaputa dei proprietari. L’acquirente finì nella trappola nel 2012 e concluse l’acquisto l’anno seguente versando a titolo di acconto due assegni per un totale di 70 mila euro. Poi l’acquisto non si perfezionò più e dopo una serie di peripezie venne fuori il raggiro. Tanto che Girgenti ha persino dato due assegni scoperti al medico per la restituzione delle 70 mila euro che finirono per essere protestati. Il pm aveva chiesto due anni, il tribunale gliene ha inflitti uno con l’accusa di truffa aggravata non riconoscendo neanche le attenuanti generiche.
Il precedente di Girgenti
Non è la prima volta che Girgenti emerge agli onori delle cronache, Nel dicembre del 2020 fu arrestato dai carabinieri perché, insieme ad un altro imprenditore, avrebbe tentato di vendere ad acquirenti appartamenti che non possedevano. L’operazione “Fontana di Trevi”, dal nome della famosa truffa messa a segno da Totò, è partita dalla denuncia di un professionista del settore immobiliare che, dopo aver versato mezzo milione di euro, non era riuscito a venire in possesso di appartamenti per cui aveva iniziato una trattativa.
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