C’è una porta chiusa, ma non sigillata, nel cuore del Castello dei Ventimiglia di Castelbuono. Da lì parte il viaggio fotografico di Nunzio Guzzo: un percorso che si snoda tra paesi, sguardi, simboli e storie della Sicilia più vera.

Il suo nuovo libro – curato da Antonio Saporito Renier, edito da Plumelia – sarà presentato mercoledì 23 aprile alle ore 19, nella sede della Scuola siciliana di fotografia, in via XX Settembre 13, a Palermo.

Uno sguardo che interpreta, non documenta

Nunzio Guzzo, classe 1952, fotografa dal 1976. La sua è una fotografia viscerale, mai costruita, nata da un amore infantile per un mucchio di vecchie foto custodite in una scatola di scarpe. Il suo obiettivo coglie l’anima della Sicilia senza filtri né forzature: racconta senza denunciare, interpreta senza manipolare. Come lui stesso dice: “Quando un dettaglio cattura la mia attenzione, lo vedo già incorniciato”.

Il volume raccoglie 93 fotografie, in bianco e nero e a colori, che spaziano tra scenari urbani, paesaggi rurali, tradizioni religiose e segni del vissuto quotidiano. Ogni scatto è un frammento di un racconto più ampio, che unisce realismo e poesia, antropologia e visione artistica.

Uno degli scatti simbolici è quello di Porticello (2006): un interno rustico dove sacro e profano convivono. Una lampadina a filamento, accesa solo a volte per necessità economiche, illumina icone religiose e una treccia d’aglio appesa come protezione. Tradizioni apotropaiche legate al mare e alla vita di un pescatore si rivelano nel silenzio delle cose.

Altro scatto potente, quello del 1978 ad Altofonte: una bambina osserva, ignara, una crudele esposizione di carcasse animali. Una scena che, sullo sfondo delle guerre di mafia, diventa simbolo dell’innocenza costretta a convivere con la brutalità. La fotografia, analogica, risente delle influenze bressoniane: rigore formale e intensità emotiva si fondono in una narrazione che interroga più di quanto risponda.

Da Palermo al cuore dell’isola: l’eco di una Sicilia profonda

Il percorso prosegue nel nisseno (2008), tra colline spoglie e case abbandonate. La luce scolpisce il paesaggio come una mano antica, richiamando la tradizione dei grandi fotografi siciliani e italiani: Minnella, Leone, echi ottocenteschi rielaborati con sensibilità contemporanea.

Come spiega Antonio Saporito Renier: “Nei paesaggi di Guzzo ci sono mille ritratti, e nei suoi ritratti mille paesaggi”. C’è un’umanità che ha lavorato, sognato e poi dovuto arrendersi. Finestre opacizzate, legni consunti, sogni svaniti. Ma tutto ancora vivo, se lo si sa osservare con occhi nuovi.

Alla presentazione del libro interverranno, oltre all’autore, anche lo scrittore Giuseppe Maria Di Giacinto, i fotografi Francesco Enia e Tania Spadafora, e lo stesso Antonio Saporito Renier, sotto la moderazione della giornalista Alessandra Turrisi.

Il volume è già disponibile presso Modusvivendi, in via Quintino Sella a Palermo.