Dopo l’avocazione dell’indagine, la procura generale ha chiesto la condanna a 5 anni del medico Domenico Galati, accusato di voto di scambio politico-mafioso. La richiesta è stata fatta dal pg di Palermo Domenico Gozzo nel corso della requisitoria del processo che si celebra in abbreviato davanti al gup Nicola Aiello. Per Galati, coinvolto nell’inchiesta per voto di scambio a carico dell’ex eurodeputato del Pid Antonello Antinoro, la procura chiese l’archiviazione.
L’ipotesi iniziale formulata a suo carico era quella di associazione mafiosa. La Procura generale, non condividendo la scelta dell’archiviazione, ha avocato il procedimento contestando all’imputato il reato di voto di scambio politico-mafioso. Galati è accusato di aver fatto da tramite tra Antinoro (candidato del centrodestra alle politiche di due giorni fa, ma non eletto) e esponenti della famiglia mafiosa di Pallavicino e Resuttana. Nel suo studio sarebbe avvenuta la consegna del denaro con il quale l’ex politico avrebbe comprato i voti di Cosa nostra.
Contro Galati ci sarebbero intercettazioni e le accuse di alcuni pentiti. I fatti sono del 2008 quando, secondo l’accusa, Antinoro avrebbe acquistato dalla mafia sessanta preferenze al prezzo di 50 euro ciascuna. Condannato a due anni e due mesi in primo grado per voto di scambio semplice, quindi non aggravato dall’essersi rivolto a Cosa nostra, in appello Antinoro ebbe 6 anni. La sentenza fu però annullata con rinvio dalla Cassazione che impose un nuovo giudizio di appello. In quella sede venne ritenuto insussistente il reato di voto di scambio politico-mafioso e dichiarato prescritto quello, meno grave, di corruzione elettorale. Verdetto poi confermato dalla Cassazione.
Paradossalmente, quando è calato il sipario giudiziario sul protagonista principale del caso, potrebbe arrivare la condanna per Galati, che per i pm sarebbe stato “solo” il tramite tra il politico e la cosca. Antinoro ha sempre sostenuto di non avere avuto consapevolezza della caratura mafiosa dei personaggi ai quali si era rivolto, solo ed esclusivamente, si difese, per affiggere i manifesti della sua campagna elettorale per le regionali.
Per gli inquirenti, Antinoro avrebbe avuto rapporti col boss Salvo Genova e con personaggi, all’epoca incensurati ma ritenuti vicini ai clan, come Agostino Pizzuto, Antonino Caruso e Vincenzo Troia. Nel corso di quegli incontri Antinoro avrebbe promesso e poi pagato una somma compresa tra i 3.000 e i 5.000 euro.
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