Il messaggio di Worms il musical è molto chiaro: viviamo in una società che lascia morire tanti uomini e donne resi invisibili come i vermi.

Non li vediamo o meglio preferiamo non vederli ed evitarli nel nostra corsa inutile quotidiana. Musiche meravigliose. Voci dei protagonisti che arrivavano dritto al cuore del pubblico creando intense emozioni. Dialoghi densi di significati e valori. Tutto questo è Worms, il musical.

La cornice del teatro di Verdura si conferma suggestiva. In alcuni parti è apparso troppo lento nei dialoghi e in alcune scene che hanno spezzato il ritmo della narrazione.

“Worms The Musical” è andato in scena ieri curato da Girolamo Salerno in anteprima nazionale. E’liberamente ispirata al romanzo di Delphine De Vigan “No et Moi”.

Il musical, affronta temi importanti quali l’emarginazione, l’indifferenza, la solitudine adolescenziale, l’altruismo ed anche l’amore. Ha un cast ricco di oltre 120 elementi tra attori, cantanti, ballerini e musicisti che si alterneranno sul palco, diretti dalla siciliana Gisella Calì.

Le musiche sono state eseguite dal vivo dalla Palermo Classica Symphony Orchestra con la partecipazione dell’Ensemble dell’Accademia Internazionale del Musical di Palermo e della Lab Rock Band diretti dal maestro Stefano Nanni.

Il progetto musicale è stato interamente ideato, musicato e scritto da Jerome Lèsar, autore italiano, collaborato da Stefano Nanni per gli arrangiamenti e la composizione di alcune musiche di scena.

La scelta di adottare il titolo Worms nasce anche dal fatto che Worms – che tradotto dall’inglese significa ‘vermi’ – è il titolo di una delle canzoni più importanti scritte per il musical, che all’interno dello show diventa simbolo di tutti i senzatetto, consapevoli di vivere ai margini del mondo.

Il progetto musicale è stato interamente ideato, musicato e scritto da Salerno (in arte Jerome Lèsar), compositore italiano fondamentalmente di canzoni dall’impronta pop-rock. Le scenografie sono di Mattia Pirandello e i costumi di Roberta Barraja.

Il romanzo “No et Moi” di Delphine De Vigan – pubblicato in Italia da Mondadori con il titolo “Gli effetti secondari dei sogni” – è una storia dedicata al mondo dei ragazzi. La protagonista è una ragazzina, Lou Bertignac di tredici anni con un quoziente intellettivo di 160 che, per questa ragione, frequenta una classe di ragazzi più grandi che non hanno nulla da spartire con lei. A casa la situazione è anche peggiore: la sua famiglia vive in un silenzio opprimente.

Incapace di creare relazioni con chiunque, Lou passa il tempo libero a vivere le emozioni degli altri e, nelle stazioni parigine, ama osservare la gente. Alla Gare di Austerlitz conosce Nolwenn, una senzatetto diciottenne che, seppure poco più grande, vive per strada. Lou e Nolwenn si scontrano, ma diventano alla fine amiche.

E quando Lou deciderà di scrivere la sua relazione scolastica sull’altra città invisibile che vive ai margini, comincerà a lottare, decisa a salvare il mondo. Le due ragazze rappresentano due solitudini che incontrandosi cambieranno le sorti della loro vita.

“L’autore dell’opera, dopo aver letto il romanzo, ha scritto dei testi e delle musiche proponendomi di trasformarlo in musical con il benestare dell’autrice – dice la regista Gisella Calì -. Si tratta di un’opera musicale anche se, definirla musical è un poco riduttivo perché è un’opera moderna che collega insieme vari stili musicali. Si può definire un musical nel momento in cui facciamo sperimentazione ma è comunque un’opera di teatro musicale dove i tre linguaggi, danza, canto e recitazione riescono a fondersi per raccontare una storia. Il messaggio principale è quello della difficoltà della comunicazione, l’incomunicabilità della nostra società che viene resa anche dalla scelta eterogenea dello stile musicale.

Abbiamo, infatti, la presenza dell’orchestra sinfonica che rappresenta il mondo degli adulti che parla e canta con il suo registro lirico e poi quello dei ragazzi, compagni della protagonista, che hanno un linguaggio pop per certi versi spensierato e frizzante. Poi c’è naturalmente una terza realtà che è quella dei Worms, di questi ‘vermi’, di questa sorta di peccatori senza peccato, outsider, persone che non sono posizionati in nessun livello. In questo quadro si collocano le nostre due protagoniste. Lou che per la sua intelligenza non riesce a stare bene con i suoi coetanei né con i compagni di classe più grandi e neanche con la famiglia. Per questo suo disagio ama stare alla stazione a guardare i diversi mondi che corrono e che camminano fino a quando non incontra Nolwenn, ragazza homeless con una storia di fragilità alle spalle”.

“Le due ragazze si incontrano su un livello che li porta fuori dai loro mondi – continua la regista – che nell’opera cerco di trasmettere con una scelta precisa della scenografia statica ma su più livelli collegati da scale che pur essendo mondi separati riescono in qualche modo a collegarsi. A prevalere è in qualche modo quel ‘saper vivere’ realmente il loro rapporto fino in fondo per cercare di dare un risvolto positivo alla loro vita: un incontro fortunato vissuto pienamente che diventa un confronto che da un senso interiore profondo alla loro esistenza “.

“I temi sono quelli della solidarietà, dell’altruismo, dell’amore e anche del dramma -afferma il direttore artistico Girolamo Salerno del festival Palermo Classica che per la prima volta contempla nella sua programmazione un musical -. La cosa che va evidenziata è soprattutto che si tratta di una storia dei nostri tempi di chiara attualità perché riguarda i giovani di oggi e la solitudine nella società in cui viviamo. E’ veramente una storia che può fare riflettere se la si guarda con la giusta profondità. Il messaggio centrale è quello che nella quotidianità a volte drammatica con la forza dell’amore e della purezza si può anche arrivare alla gioia, perché donandosi si può ottenere molto di più che chiedendo”.

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