Palermo, si sa, è crocevia di popoli e di razze, e – come insegna la sua storia – è un mix di civiltà, culture, dominazioni. Di ciò si ha testimonianza, fra l’altro, nella sua ricchissima ed eterogenea architettura.

La palermitanità – la singolare espressione dell’essere palermitani – riflette questo spirito versatile, tollerante, multiforme, frutto di mescolanza etnica e culturale. Già, mescolanza, una parola che più delle altre si addice a Palermo e ai palermitani.

“Zibaldone palermitano 2020, racconti, storie e curiosità” a cura di Sebastiano Catalano ed Edoardo Lazzara è un libro cocktail che rispecchia in pieno la palermitanità. A cominciare dal titolo, “Zibaldone”, che significa appunto mescolanza, miscellanea, raccolta di cose diverse.

Nello Zibaldone di Catalano e Lazzaro si può trovare di tutto, di tutto e di più, che riguarda Palermo, la sua storia, la sua cultura, la sua architettura, e i palermitani. A partire dalle pagine de “La Lince” del 29 settembre del 1879 che descrivono i funerali di Vincenzo Florio, per seguire con quelle de “L’Ora”, il quotidiano dei Florio, che raccontano, nel marzo del 1907, il passaggio nel porto di Palermo del grande transatlantico “Europa” e, nel gennaio del 1923, la morte a Villa Igiea del re di Grecia Costantino.

E’ la Palermo della Belle Epoque, detta “felicissima”, e del Liberty. Tante le curiosità: da quelle topografiche (è l’occasione per conoscere meglio i monumenti di Palermo ), a quelle storiche (scritti sulla mafia, sul bandito Giuliano, sugli ebrei in Sicilia), a quelle legate alle stagioni (diverse pagine dell’”Almanacco del contadino”), a quelle sportive (quel gestaccio di Altafini nel ’69 e l’arbitro costretto a lasciare la Favorita in elicottero ), ai modi di dire (chi sono i “pidocchi arrinisciuti” e perché “‘a matinata fa ‘a jurnata” e “cu mancia fa muddichi”?).

Nel fritto misto godibilissimo di Catalano e Lazzaro c’è posto, naturalmente, anche per ricette culinarie di specialità palermitane, come il baccalà e la caponata di melanzane; ma anche per ricordi di fatti tragici che hanno segnato la vita e la storia di Palermo, come la “strage del pane” del 19 ottobre del ’44; per articoli di periodici che divertirono e misero pepe in città, come “Il pettegolo”, “mensile di umorismo, idiozie e cose inutili” dalla breve ma vivace vita negli anni ’70; per brani di opere, soprattutto diari, di autori come il Mongitore, il marchese di Villabianca, l’Auria (per citarne solo alcuni) che hanno raccontato la storia di Palermo.

Né mancano brevi biografie di palermitani talentuosi oggi dimenticati, tra i quali il politico, poeta e letterato Francesco Paolo Perez, sindaco della città dal 1876 al 1879, ma anche parlamentare e ministro, e lo scultore liberty Francesco Garufi; così come vi sono passi di divertenti “cunti”, come quello tratto da “La finta sciarra fra scupariote e castagnate” di Franco Carollo.

Il libro funge anche da agenda: è, tra le tantissime cose, un calendario in cui annotare gli appuntamenti tra vari brevi testi che descrivono riti, ricordi, umori palermitani, e tra le belle foto scattate dagli autori che ritraggono soprattutto monumenti della città.

Ma, condividendo ciò che scrive Lino Buscemi nella prefazione, grazie allo “Zibaldone palermitano 2020”, “riemerge e rivive il passato che appassiona e affascina”, e ciò “induce a riflettere e, perché no, a fare non azzardate comparazioni con la metropoli di oggi”. Il che, a ben pensare, può essere uno sprono salutare per i palermitani di oggi, soprattutto per quelli onerati da maggiori responsabilità.

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