provvedimento del comune di ragusa

Covid19, Tari e Imu abbattute, “aziende e famiglie in ginocchio”

La ripresa, nonostante la fine del lockdown, non c’è stata. Anzi, alcune imprese, nel Ragusano, non ce l’hanno fatta a riaprire ma per quelle che ancora resistono ci sono delle scadenze, tra cui le imposte locali. Il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì, ha deciso di sforbiciare le tasse.

“Per la Tari abbiamo stabilito l’azzeramento della parte variabile – dice il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì – per le categorie produttive colpite dalla crisi, che corrisponde a circa il 40% di riduzione dell’imposta. Abbiamo anche stabilito l’esenzione totale sia per chi ha un isee inferiore a 8.265€, che sale a 20.000€ per le famiglie numerose (almeno 4 figli)”

“Quanto all’Imu, il Comune ha deciso di rinunciare – dice il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì –  alla propria parte del tributo, lasciando solo la quota che va allo Stato. Entrando nel dettaglio, la categoria D, che è quella degli immobili adibiti ad attività produttive (ad eccezione di D4, istituti di cura con fini di lucro, e D5, istituti bancari), vede una riduzione dell’aliquota allo 0.76%, che corrisponde a un calo del tributo del 17%. Anche la categoria C, quella di negozi e botteghe, passa all’aliquota dello 0.76% con una riduzione del 10%. Abbiamo previsto inoltre riduzioni del 10% per la categoria A7, case singole prima assimilate alle ville di lusso, e per la categoria A10, ovvero gli studi professionali”.

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Inoltre, “la manovra tiene conto dei fondi perequativi – dice il sindaco – una tantum di Stato e Regione legati alla crisi, e si inserisce nel solco di un percorso di riduzione e semplificazione dei tributi che l’Amministrazione porta avanti anche grazie al fatto che negli ultimi 2 anni, per la prima Ragusa ha approvato i suoi bilanci entro le scadenze di legge. Ad esempio, fino ad oggi se un anziano trasferiva la propria residenza in una casa di riposo, la sua abitazione diventava in automatico seconda casa, e quindi soggetta al pagamento Imu, mentre adesso rientra tra le esenzioni. Un cambiamento doveroso”

 

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