Gli attuali flussi migratori non costituiscono una reale minaccia sanitaria per la popolazione autoctona ma non possiamo non ricordare che nel passato i movimenti di migratori hanno determinato il trasferimento e la diffusione di alcune malattie”: è la tesi di El Hamad Issa, docente universitario, Dirigente medico responsabile Malattie Infettive degli “Spedali Civili” di Brescia e Coordinatore scientifico dell’Unità operativa di Medicina Transculturale e Malattie Sessualmente Trasmesse dello stesso polo sanitario.

El Hamad Issa sarà uno dei relatori del Congresso Internazionale “Dalle sponde siciliane all’Europa. Posti di blocco, controlli sanitari, rifornimenti e pedaggi” che si svolgerà a Noto il prossimo 6 ottobre a cura del Center for Migration Studies mediterraneo Sicilia Europa. (www.centerformigrationstudiesmse.org)

Secondo il professore El Hamad, va anche sottolineato che “non possiamo non ricordare che nel passato i movimenti migratori hanno determinato il trasferimento e la diffusione di alcune malattie. Basti pensare al passaggio della sifilide dall’America all’Europa ad opera dei conquistatori dell’epoca e alla febbre gialla che circa quattro secoli fa ha accompagnato il viaggio degli schiavi deportati oltreoceano”. Quindi, spiega sempre il medico, malattie come “Aids, Sars, influenza aviaria ed Ebola rappresentano esempi simili in tempi più moderni e pongono il problema di quali interventi di controllo e prevenzione devono essere presi in considerazione per fronteggiare l’eventuale rischio di trasferimento internazionale di patologie diffusibili e potenzialmente molto gravi”.

In ogni caso, il ricercatore spiega come sia “del tutto evidente che tali rischi non sono strettamente connessi ai flussi migratori, che generalmente coinvolgono persone sostanzialmente sane al momento della partenza, ma sono legate in misura prevalente alla grande mobilità umana in generale ed ai viaggi internazionali che interessano milioni di persone e merci quotidianamente”. Quali rimedi porre in atto? “Nell’era della globalizzazione e dei grandi flussi migratori, la sorveglianza, il controllo e la prevenzione delle patologie diffusibili in comunità rappresentano obiettivi prioritari per l’azione dei moderni sistemi sanitari. Si deve garantire il diritto alla salute a tutte le fasce di popolazione, a cominciare da quelle più deboli, ed interventi specifici per favorire l’inclusione degli immigrati nei normali percorsi di salute e per la riduzione della clandestinità sanitaria”.