“Il ghanese chiede altri soldi, altrimenti le ragazze saranno cedute ad altre persone…”. E’ la preoccupazione espressa dall’organizzazione di nigeriani accusata di tratta di essere umani sgominata dalla polizia sul rischio che corrono nel perdere alcune delle loro vittime: giovanissime e minorenni nigeriane attratte in Italia dalla possibilita’ di lavorare, ma obbligate alla prostituzione su strada. I ricatti si basavano su riti Woodoo, e su minacce ai familiari rimasti in Nigeria o in attesa di partire.
E’ quanto emerge dalle intercettazioni della squadra mobile di Ragusa agli atti dell’inchiesta ”Broken chains’ della Dda della Procura di Catania che ha portato al fermo di sei nigeriani, compresa una donna, a Padova.
“Dobbiamo farle il rito Woodoo – dice l’uomo intercettato dalla polizia – la madre della ragazza non vuole pagare. Lei e’ scappata e se non la recuperiamo i soldi sono perduti”.
Il gruppo e’ interessato al ‘futuro’ di sei giovanissime nigeriane. Uno di loro segue il loro ‘cammino’: “sono tutte nelle mani del ghanese: ieri ne ha ‘liberate’ quattro, oggi ne ‘libera’ altre due…”. Ma devono mandargli i soldi, “altrimenti le ragazze saranno consegnate ad altri…”.
Dalle intercettazioni emergono trattative sui prezzi da pagare delle persone, trattate come se fossero oggetti. E la concorrenza presente in Libia, dove diverse organizzazioni offrono i loro ‘servizi’ a prezzi diversi.
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