Sono 12 i destinatari di una ordinanza di custodia cautelare eseguita questa notte dalla squadra mobile di Ragusa al termine di una lunga indagine nel mondo della droga. Pusher minorenni utilizzati per le consegne, sesso in pagamento di dosi e tanto altro è confluito nell’indagine coordinata dalle Procure della Repubblica di Ragusa (Dott. Marco Rota e Dott.ssa Giulia Bisello) e dei Minori di Catania (Dott.ssa Barbagallo). Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite per come deciso dai rispettivi Giudici per le Indagini Preliminari.
Questa notte, 35 uomini della Squadra Mobile (ufficio investigativo della Polizia di Stato), con l’ausilio della Squadra Volanti, hanno dato esecuzione ai provvedimenti emessi dall’Autorità Giudiziaria. Dieci i maggiorenni colpiti dalle misure cautelari e due i minori. Dopo aver catturato i soggetti in stato di libertà, gli investigatori hanno condotto presso gli uffici della Questura di Ragusa tutti gli indagati. La Polizia Scientifica ha documentato tutte le fasi delle catture sottoponendo a fotosegnalamento i destinatari del provvedimento. Al termine degli adempimenti di legge, tutti sono stati condotti in carcere o in regime di arresti domiciliari, ad eccezione di due stranieri ai quali è stato notificato il divieto di dimora nel comune di Ragusa; qualora dovessero violare tale ordine, potranno essere condotti in carcere.
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L’indagine prende le mosse nella primavera del 2016 quando gli spacciatori e gli assuntori di droga, avevano preso possesso della centralissima Piazza San Giovanni (da qui il nome dell’operazione) a Ragusa. Dopo i primi arresti operati dalla Squadra Mobile di Ragusa, la Procura della Repubblica iblea delegava gli investigatori della Polizia di Stato di raccogliere fonti di prova a carico dei singoli spacciatori, concentrando gli sforzi investigativi su chi cedeva la droga ai minori e nei luoghi da loro frequentati, aggravanti specifiche previste dalle attuali norme.
Dapprima venivano predisposti servizi di appostamento ed osservazione da parte degli uomini della Squadra Mobile in Piazza San Giovanni e successivamente la Procura della Repubblica autorizzava le intercettazioni di decine di soggetti.
Tra gli spacciatori anche alcuni minori pertanto veniva tempestivamente informata la Procura presso il Tribunale dei Minori di Catania che, congiuntamente ed in sinergia con la Procura ordinaria, delegava la Squadra Mobile per le indagini. Durante le attività condotte dalla Squadra Mobile sono stati tre quindi i Pubblici Ministeri interessati alle indagini, due presso la Procura ordinaria e uno presso la Procura dei Minori. Nonostante le difficoltà connesse ai più procedimenti penali, è stato possibile comunque ottenere importanti risultati durante le indagini ed a conclusione delle stesse.
Le indagini durate un anno, secondo l’accusa hanno permesso di delineare il comportamento illecito di decine di spacciatori ed acquirenti. Le segnalazioni giunte dai negozianti e residenti del centro storico e ancora di più, quelle dei genitori disperati per il continuo uso di droghe da parte dei figli, sono state subito ascoltate dalla Polizia di Stato che ha predisposto mirati servizi con gli uomini della Squadra Mobile.
“Alcune cessioni sono state videoriprese dalle telecamere in possesso agli agenti appostati nelle piazze di spaccio – scrive la polizia – ed hanno permesso di effettuare decine di arresti durante le indagini, così come di segnalare al Prefetto di Ragusa giovanissimi assuntori, in modo tale da avviarli al percorso di recupero per tossicodipendenti. Tra gli assuntori anche alcune ragazze che si offrivano di praticare rapporti sessuali per ottenere in cambio la droga o chi cedeva il proprio telefono cellulare in cambio di alcune dosi di cocaina”.
Dopo gli arresti della Squadra Mobile in Piazza San Giovanni, il mercato della droga veniva completamente debellato per quel sito ma, come sempre accade, gli spacciatori ed acquirenti si spostavano, tentando di prendere possesso di Villa Margherita; anche in questo caso non ci riuscivano, poiché gli agenti della Squadra Mobile si spostavano, così da effettuare altri arresti.
“A nulla, quindi, sono valsi – scrive ancora la polizia – i tentativi di eludere le indagini, difatti sono state molteplici le fonti di prova raccolte. Nonostante il linguaggio criptico, gli spacciatori, per guadagnare il più possibile, durante le intercettazioni commettevano diversi errori. Nei momenti di fibrillazione gli spacciatori parlavano liberamente al telefono; questo accadeva quando terminavano lo stupefacente da vendere o quando avevano molta disponibilità e volevano vendere a tutti i costi”.
In estate, Piazza San Giovanni e le vie del centro storico si svuotano anche degli spacciatori che preferiscono spostarsi a Marina di Ragusa dove il mercato è più florido; pertanto le indagini proseguivano in zona costiera, permettendo di effettuare altri arresti e quindi di raccogliere altre fonti di prova.
Le indagini hanno permesso di appurare, secondo l’accusa, che non vi fosse un unico capo o un’organizzazione ma che ognuno agisse per conto proprio. Certo vi erano dei soggetti più carismatici e con diversi precedenti alle spalle come i fratelli Aiello o gli albanesi Maloku, ma ognuno agiva senza il controllo di altri.
Feroce la concorrenza, durante le intercettazioni veniva registrata la preoccupazione da parte degli spacciatori di terminare lo stupefacente, in quanto gli acquirenti si sarebbero rivolti da altri. Tra gli spacciatori identificati anche diversi richiedenti asilo politico.
Alcuni sono stati tratti in arresto durante le indagini ed espulsi a seguito del rito direttissimo, altri invece sono oggi destinatari della misura cautelare. Molti degli spacciatori iniziavano a cedere droga perché assuntori squattrinati.
In questo contesto, durante le indagini a cui era sottoposto Giuseppe Aiello, “era possibile accertare – scrive la polizia – che al fine di procurarsi del denaro per l’acquisto di stupefacente, l’indagato scippava un’anziana signora in pieno giorno, a due passi da Piazza San Giovanni. La donna per le ferite riportate a seguito della rapina, spirava dopo poche ore dall’intervento d’urgenza a cui era stata sottoposta. In quell’occasione, grazie alla ricostruzione mediante telecamere di videosorveglianza comunale, Aiello veniva tratto in arresto”.
Gli odierni indagati offrivano diversi servizi, dalle consegne al domicilio degli acquirenti, allo spaccio in casa, ricevendo i clienti come si fa con gli amici ma il tutto finalizzato alla vendita di droga.
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