Si è conclusa giovedì la bella manifestazione “Punto (a) Chiaramonte” dedicata alla pregiata arte dello sfilato siciliano, che si è svolta a Chiaramonte Gulfi (RG), dal 15 al 22 dicembre, nella splendida cornice del Teatro Sciascia della cittadina ragusana.

Un luogo incantevole che ha ospitato un dibattito ricco di spunti tra giornalisti ed esperti di settore. Si è parlato di sfilato, un’arte antica quasi perduta e del suo futuro. Un tesoro prezioso, tramandato di generazione in generazione, che va preservato e valorizzato e che può diventare motore di crescita e sviluppo di un intero territorio, soprattutto di quelle aree marginali a rischio spopolamento.

Nel corso della serata sono intervenuti il sindaco di Chiaramonte Gulfi Mario Cutello, il vicesindaco Elga Alescio, Alessia Gambuzza (Logos), lo stilista siciliano Fabrizio Minardo e alcuni giornalisti di importanti testate giornalistiche nazionali e di settore (Nino Amadore de Il Sole 24 Ore, di Gaetano Mineo de Il Tempo e di Romina Ferrante di BlogSicilia e Donnaclick).

Foto di Alberto Mancarella (Bestudio)

La manifestazione

L’evento ha preso il via il 15 dicembre, con l’intitolazione del museo dello sfilato, già presente a Chiaramonte Gulfi, alla signorina Turidda Rosso, storica ricamatrice di Chiaramonte ormai scomparsa (durante la serata conclusiva è stato proiettato un video commemorativo curato dalla giornalista Elisa Ragusa e dalla ricamatrice Maria Filesi).

Nelle giornate di venerdì, sabato e domenica, invece, sono stati esposti al circolo di conversazione dei cavalieri alcuni manufatti, visibili al pubblico. Pezzi preziosi di merletti e abiti sapientemente ricamati, provenienti da collezioni private, che esaltano proprio il particolare punto di ricamo.

Foto di MediaLive

Dal 19 al 21 dicembre durante la mattinata sono stati realizzati dei laboratori dimostrativi al Museo dello sfilato siciliano per far conoscere la particolare tecnica ai visitatori, in particolare ai ragazzi delle scuole. Il 22 dicembre si è svolta, infine, la serata conclusiva al Teatro Sciascia, con una tavola rotonda dedicata al futuro del punto Chiaramonte.

Storie di straordinaria maestria che esaltano l’identità del territorio

Quando si pensa al ricamo, non si può fare a meno di pensare alle nostre nonne, zie, mamme intente in questa nobile arte, che richiede tempo, amore e dedizione, aspetti che sembrano cozzare con l’iperattività della vita moderna.

Una tecnica di esecuzione, simbolo di un intero territorio, custodito oggi da alcune donne di Chiaramonte, sopraffine maestre di questa tradizione. Una tecnica così preziosa da essere stata inserita nel 2007 dalla Regione Sicilia nel Registro delle Eredità Immateriali dell’Unesco, anche se rischia se non adeguatamente valorizzata di perdersi insieme a tanti mestieri antichi di cui ormai si serba quasi solo il ricordo.

Non per niente, come ha sottolineato Alessia Gambuzza (Logos) durante la serata, la stessa parola “ricamo” deriva dalla parola araba raqm (racam), che significa “segno”.

Foto di Alberto Mancarella (Bestudio)

Pina Gona, una delle ricamatrici storiche di Chiaramonte, ci ha introdotto nel mondo del ricamo spiegandoci come il Punto Chiaramonte sia stato riscoperto solo una ventina d’anni fa dalla Signora Vita Firrincieli (alla quale è stata consegnata una targa durante la serata). “Non aveva un nome, ma ad un convegno abbiamo deciso di dargli il nome della nostra città”.

Foto di Alberto Mancarella (Bestudio)

La moda: “chiave di lettura nuova e diversa del ricamo”

Presente alla serata anche lo stilista ragusano Fabrizio Minardo, che dopo un’esperienza in Dolce&Gabbana, ha deciso di tornare in Sicilia e fare moda qui, raccogliendo “le caratteristiche e le manovalanze del nostro territorio”.

Secondo lo stilista “Il punto Chiaramonte così come, il “500”, il “400”, lo “sfilato”, il “chiacchierino” sono tutti dei pizzi, dei ricami, dei punti, che si stanno perdendo e che fanno parte del racconto della storia delle nostre nonne, probabilmente perché non si riesce a “vedere uno sbocco, un’applicazione attuale a questo tipo di ricamo”.

“Fino a che il ricamo verrà applicato a degli oggetti che sono in disuso, come il centrino, la tenda ricamata e il corredo, cose che non fanno più parte della nostra quotidianità (anche perché in arredamento le tendenze stanno cambiando, si va più sul moderno) non si riuscirà a rilanciare il ricamo. “La moda può essere una chiave di lettura nuova e diversa. Nella moda invece ci sono dei corsi e ricorsi storici. Per questo il ricamo potrebbe essere applicato a questo tipo di abiti. C’è tanta gente che ha vogli di abiti su misura. L’idea è quella di applicare questi ricami a degli abiti per renderli ancora più speciali. Questa secondo me potrebbe essere una chiave vincente”.

Non un semplice evento di Natale, ma un progetto di ampio respiro

Per il sindaco di Chiaramonte Gulfi Mario Cutello, l’evento non si ferma qui, ma si incasella in un più ampio progetto che vuole diffondere questa importante arte e portarla in quei mercati nazionali e internazionali, che sappiano realmente apprezzare e valorizzare questi preziosi manufatti.

“Non si tratta di un progetto relegato al Natale”, ha spiegato il sindaco. L’obiettivo è quello di “individuare quelle linee di finanziamento, che possano consentire di mettere insieme queste ricamatrici”. Ecco perché l’Amministrazione comunale intende creare una sala laboratorio, a pochi metri dalla centralissima piazza Duomo, per consentire ai visitatori e turisti di potersi cimentare nell’arte del ricamo sotto la guida delle ricamatrici.

“L’idea è quella di creare un movimento, che dia la possibilità ai visitatori di apprezzare questa produzione artigianale”, ma far capire ancora di più come “da questa attività si possano trarre redditi”. Il prossimo passo sarà la promozione del punto ricamo, presso le case di alta moda e tra gli istituti di moda.

Dalla tavola rotonda è nata la provocazione “Perché non fare una scuola di formazione? In questa fase dobbiamo capire che questa produzione artigianale, il punto Chiaramonte ha un valore culturale, ma può avere anche un valore economico”. Una Scuola degli Antichi Mestieri consentirebbe di promuovere le eccellenze del territorio legate alla filiera di ricamo, di incentivare il turismo esperienziale e diffondere l’antico mestiere di ricamatore/trice.

La manifestazione è stata co-finanziata dalla Regione Siciliana e dal Comune di Chiaramonte, con la partecipazione della cooperativa Logos, presieduta da Rosario Alescio, che si occupa di formazione, sviluppo e consulenza per un importo totale di 15 mila euro.

Una prima tappa di un percorso itinerante per promuovere una delle diverse eccellenze del territorio. Non solo agricoltura di qualità, non solo ospitalità e ricettività, ma anche artigianalità. Da qui passa il rilancio del nostro territorio.