Un nuovo capitolo della storia del Mediterraneo riaffiora dai fondali della Sicilia. A soli sei metri di profondità, al largo di Santa Maria del Focallo, nel territorio di Ispica (Ragusa), è tornato alla luce un relitto greco di età arcaica, databile tra il VI e il V secolo a.C.

Un ritrovamento eccezionale, frutto della sesta campagna di archeologia subacquea del progetto “Kaukana”, promosso dall’Università di Udine in collaborazione con la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana.

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La scoperta non è un caso isolato, ma il frutto di un programma scientifico avviato nel 2017 da Sebastiano Tusa e Massimo Capulli, con l’obiettivo di ricostruire il paesaggio sommerso e costiero della provincia di Ragusa.

L’eccezionale ritrovamento a sei metri di profondità

“La collaborazione tra la Regione Siciliana e l’Università di Udine continua a dare grandi risultati scientifici” – ha dichiarato l’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato – “La ricerca subacquea arricchisce la comprensione della nostra storia millenaria”.

Oltre alla struttura della nave, le ricerche hanno portato al recupero di reperti straordinari: un albero maestro, ceramiche a figure nere, un unguentario inciso con la parola greca “Nau” (nave), e persino un pezzo di cima in perfetto stato di conservazione. Grazie all’uso di una sorbona ad acqua, è stato possibile liberare la nave da sabbia e massi, rivelandone ulteriori dettagli come il paramezzale e una delle due ruote.

La campagna, durata cinque settimane tra maggio e giugno 2025, ha permesso di documentare i resti con rilievi diretti e fotogrammetrie, generando un modello 3D del relitto. Accanto allo scavo principale, sono state esplorate anche aree limitrofe per identificare altri potenziali siti archeologici.

Un tesoro da proteggere e raccontare

La missione archeologica si intreccia con il mondo del cinema. La Sunk Costs Productions, insieme alla Sikelia Productions di Martin Scorsese, ha affiancato il team scientifico per realizzare il docufilm Shipwreck of Sicily, girato proprio durante le attività sul campo. Il progetto cinematografico, in corso da due anni, racconta i grandi relitti del mare siciliano, tra cui Marausa II, le Colonne di Taormina, Gela II e Ustica.

Le riprese a Ispica hanno alternato momenti di scavo e set cinematografico, trasformando la scoperta in racconto visivo. Un modo nuovo per valorizzare e divulgare il patrimonio archeologico sottomarino siciliano.

Il lavoro sul campo è stato coordinato da Massimo Capulli dell’Università di Udine e da Fabrizio Sgroi della Soprintendenza del Mare, con la partecipazione di archeologi, subacquei e professionisti del settore audiovisivo. Fondamentale anche il supporto della Capitaneria di Porto di Pozzallo e della società “3PSUB” di Paolo Ciacera, che ha fornito i mezzi nautici per l’operazione.

La Sicilia continua così a riaffermarsi come crocevia di civiltà, storia e innovazione. Un patrimonio sommerso che, grazie alla sinergia tra istituzioni, università e cultura, può finalmente tornare alla luce e trovare nuovi modi per essere raccontato.