“In riferimento alle dichiarazioni tramite i giornali di Sua Eccellenza il Vescovo di Ragusa Giuseppe La Placa sul caso della Versalis, desidero esprimere il massimo rispetto per le sue parole, che interpreta come un invito a una riflessione profonda sulla necessità di tutelare i lavoratori e le loro famiglie”, dice l’assessore alle attività produttive della Regione Edy Tamajo.
Le parole di Tamajo
A tal proposito, si comunica che, già in data 13 novembre scorso, è stato convocato un tavolo di confronto tra l’assessorato alle Attività Produttive e i rappresentanti di Eni Versalis, negli uffici della Regione in via degli Emiri a Palermo, di cui siamo disponibili a trasmettere il verbale ufficiale a Sua Eccellenza e, se necessario, a mezzo stampa. Durante tale incontro, Eni Versalis ha garantito la stabilità occupazionale per i lavoratori interessati.
Ribadiamo la nostra vicinanza concreta e solidale alle famiglie e ai lavoratori coinvolti in questa complessa vicenda, consapevoli che “una rondine non fa primavera”. Auspichiamo che, nei futuri tavoli di concertazione, tutti i sindaci delle aree coinvolte vengano invitati a partecipare, per garantire una più ampia rappresentanza e condivisione delle decisioni.
Con estremo rispetto, condivido pienamente le preoccupazioni espresse dal Vescovo La Placa e rinnovo il mio impegno a lavorare per il bene del territorio e delle sue comunità.
L’intervento del vescovo
Ieri, durante il pontificale della Solennità dell’Immacolata, il Vescovo di Ragusa, Mons. Giuseppe La Placa, è intervenuto sulla questione Versalis, che nelle ultime settimane sta destando numerose preoccupazioni.
Mons. Giuseppe La Placa, nel corso dell’omelia, si è detto sorpreso e rammaricato nell’aver appreso che nessun politico regionale, pur essendo stato invitato, abbia partecipato al tavolo tecnico a Roma sulla questione Versalis.
La riunione romana era di estrema importanza, essendo stata pensata per trovare una soluzione e restituire un ruolo produttivo agli impianti ragusani, evitando così che centinaia di famiglie iblee finissero senza reddito e senza la dignità del lavoro.






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