Il numero di ricoverati e di morti in Italia è aumentato di molto. Il tasso d’incremento è un fattore 10 a settimana; se continuasse così senza un rallentamento in meno di cinque settimane tutti gli italiani risulterebbero ammalati. In Cina finirà probabilmente con 3.000-4000 morti, in Italia potrebbero esserne molti di più. Le persone prima risultano positive, poi si ammalano, in seguito possono entrare in ospedale, indi necessitare del reparto rianimazione e, infine morire.

 

Per motivi logistici, il numero di tamponi effettuati è decisamente basso. Nelle regioni della penisola le analisi vengono fatte su persone con sintomi e che avevano avuto contatti con gli infetti. Al momento la mobilitazione va nella giusta direzione, ma bisognerebbe fare ancora meglio. Una possibilità sarebbe aumentare i laboratori autorizzati per poter fare queste analisi a un numero molto più grande di possibili ammalati ed assumere un maggior numero di persone.

 

Solo a Wuhan in Cina 9.000 persone lavoravano a tempo pieno per rintracciare i contatti dei positivi. Come sembra la situazione in Italia se confrontata con quella cinese? Il numero di decessi, se non per ritardi burocratici è il numero più affidabile. Nella prima settimana di marzo i morti in Cina sono stati 213, mentre in Italia 233.