Il Covid-19 fa paura e anche chi avrebbe urgente bisogno di cure mediche evita di recarsi in ospedale per timore di contrarre il virus. Infatti, alcune ricerche evidenziano che da febbraio la mortalità per infarto è aumentata eppure è come se i pazienti con gravi patologie cardiache siano quasi scomparsi. Ad illustrare a Luceraweb la situazione è Maria De Luca, dirigente medico, specialista ambulatoriale nella branca di Cardiologia, che svolge da sei anni la sua attività in diversi poliambulatori dell’Asl di Foggia.
Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte a livello mondiale, circa il 30% dei decessi, e di questi l’85% è dovuto a infarto e ictus. In questo periodo di pandemia le patologie cardiovascolari non si sono ridotte ma semplicemente non vengono intercettate, diagnosticate e curate. In più si è osservato che il 20% dei pazienti con Covid-19 presentano manifestazioni cliniche cardiologiche e la dottoressa De Luca spiega anche che il Covid-19 “può indurre de novo una patologia cardiaca o esacerbare una malattia cardiovascolare già presente. Oltre ai polmoni, anche il cuore si sta rivelando un possibile bersaglio di questo nuovo virus. In caso di infezione, i pazienti coronaropatici, gli ipertesi e i diabetici sono più a rischio di complicanze e di esiti infausti”. I problemi cardiaci non sempre sono secondari a quelli respiratori e a volte esordiscono per primi e in maniera indipendente.
Non bisogna sottovalutare l’eventuale comparsa di una sintomatologia caratterizzata da dolore al petto, soprattutto se prolungato e tendente ad aggravarsi, a riposo ed associato a difficoltà respiratoria poichè potrebbe essere espressione di un’ischemia cardiaca seria, che necessita di rapido accesso al Pronto soccorso per una precoce diagnosi e cura. Per ridurre il rischio di contagio, la cosa migliore è chiamare subito il 118 che svolgerà un pretriage e saprà indicare il percorso dedicato più idoneo, dal momento che in ospedale sono stati organizzati percorsi “puliti” e percorsi “sporchi”.
Secondo la De Luca la situazione è molto preoccupante e si stima che la mortalità per malattie cardiache sia triplicata. Probabilmente questo atteggiamento, da parte dei pazienti, di non recarsi subito in ospedale è frutto di un’interpretazione sbagliata delle raccomandazioni che sono state date. È stato indicato di non recarsi al Pronto soccorso in modo improprio o per motivi futili, ma non in caso di reale bisogno. Se si riconoscono i sintomi di un infarto o di un ictus non si deve aspettare, poiché le cure immediate sono fondamentali. È paradossale morire di infarto per paura di morire di Covid.
La dottoressa conclude dicendo che durante il lockdown “Il mio modo di lavorare è cambiato inevitabilmente, in ambulatorio sono abituata a gestire soprattutto pazienti con patologie croniche, ora la priorità spetta a pazienti con eventi acuti, con un occhio di riguardo a quelli oncologici e le donne in gravidanza. Personalmente seguo alcuni pazienti con scompenso cardiaco e fibrillazione atriale di recente insorgenza a domicilio tramite consulto telefonico, attraverso il quale riesco, anche se con dei limiti, a monitorarli e gestire la terapia.”
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