La placenta delle donne in gravidanza può essere indotta a lesioni a causa della contrazione del virus Covid-19. In alcuni casi si è constatato che le dimensioni dell’organo temporaneo si sono notevolmente ridotte. Pare però che queste anomalie non creino problemi per quanto riguarda la salute dei feti, i bambini nascono sani e la gravidanza viene portata a termine con successo.

 

I primi a comprendere l’impatto del virus sulla placenta sono stati degli scienziati americani in un team di ricerca universitario che hanno collaborato strenuamente con il dipartimento di pediatria e malattie infettive dell’ospedale di Chicago.

 

Una sola donna su 16 ha avuto un aborto nel secondo trimestre di gravidanza in seguito alla morte del feto all’interno dell’utero, mentre nelle restanti di 15 pazienti il parto è andato a buon fine regolarmente I dati raccolti hanno permesso di valutare che le donne infette da coronavirus hanno una probabilità significativamente maggiore di avere della malperfusione vascolare materna è la presenza di alcuni trombi.

 

Uno scienziato intervistato ha sottolineato: “La maggior parte di questi bambini è venuta alla luce al termine di gravidanze normali, quindi non ti aspetteresti di trovare qualcosa di strano nelle placente, ma questo virus sembra indurre qualche lesione nella placenta… non sembra indurre effetti negativi nei bambini nati vivi, sulla base dei nostri dati limitati, ma convalida l’idea che le donne con COVID dovrebbero essere monitorate più attentamente”.

 

Inoltre all’interno dello studio Ci sono alcuni fattori da non sottovalutare come hai fatto che è stato svolto su un piccolo campione di donne incinte con altre indicazioni condizioni presi, anche queste possono aver influenzato lo sviluppo della placenta… Concludi una dottoressa: “Non voglio trarre conclusioni affrettate da un piccolo studio, ma questo sguardo preliminare su come la COVID-19 potrebbe causare cambiamenti nella placenta determina implicazioni significative nello sviluppo di una gravidanza. Andrebbe discussa la necessità di cambiare il modo in cui seguiamo le donne incinte in questo momento”.