Alcuni clienti dell’operatore telefonico TIM si sono lamentati di aver sottoscritto dei contratti di rete fissa con condizioni diverse da quelle prospettate dall’operatore al momento dell’esposizione dell’abbonamento. Con la delibera 159/20/CONS di ieri è stata resa nota la multa inflitta alla compagnia. Le segnalazioni sono giunte all’AGCOM tra Maggio e Luglio del 2019, esse lamentavano la scarsa trasparenze delle procedure di attivazione via web relativamente al costo dell’abbonamento prospettato. In poche parole la TIM ha attivato dei contratti con condizioni diverse da quelle dichiarate in trattativa, inoltre “prospettando in maniera fraudolenta alcune prestazioni o prodotti come gratuiti (in particolare il pagamento per l’acquisto del modem e il costo per l’attivazione dell’offerta)”. “Non ha adottato tutte le misure necessarie affinché gli utenti dispongano, prima della conclusione del contratto o in corso di modifica di un rapporto contrattuale già in essere, di informazioni puntuali in merito ai costi di abbonamento mensile dell’offerta, al costo del modem collegato all’attivazione del servizio, al rimborso o meno dei costi di attivazione e, comunque , di tutte quelle informazioni (individuate nell’atto di avvio del procedimento sanzionatorio) da comunicare all’utente in maniera completa e veritiera al fine di garantire una corretta formazione del consenso dell’utente” – questo sempre nella fase di spiegazione delle istruzioni.

 

E’ stato avviato un procedimento sanzionatorio nei confronti del gestore telefonico per violazione dei principi di buona fede e correttezza, come previsto nell’articolo 70 del Codice delle comunicazioni. TIM si difende parlando del piccolo numero di casi, riconducibili a disguidi nel corso del processo alla stipulazione del contratto. L’autorità non giudica queste giustificazioni come valide al fine di eliminare l’illecito ritenendo che non possano considerarsi idonee. A causa di una situazione del genere, la compagnia era già stata sanzionata nel corso del 2018.

 

L’AGCOM ha così predisposto l’applicazione della sanzione amministrativa che va dai 58.000 euro al 1.160.000 euro, in questo caso si è provveduto alla richiesta della somma di € 174.000.