PALERMO (ITALPRESS) – “In questo giorno che dedichiamo alla commemorazione dei nostri fedeli defunti, venire qui significa anche avere l’opportunità di stringermi accanto a ciascuna e a ciascuno di voi; avvertite la prossimità del Vescovo in questo giorno che vede il vostro cuore ricolmato della memoria di quanti ci precedono nel Regno della Pace. Tutto oggi deve dire solidarietà, comunione, addirittura ‘comunione eternà: comunione tra noi qui in terra ma comunione nel cielo, soprattutto in attesa della comunione eterna”. Così l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, durante l’omelia pronunciata nella chiesa del cimitero di Santa Maria dei Rotoli, in occasione della commemorazione dei defunti.
“Noi dobbiamo custodire i cimiteri, per questo noi vogliamo che le nostre città abbiano cura particolare dei cimiteri dove noi deponiamo le spoglie mortali dei nostri cari, perchè venendo qui, in questo luogo, noi possiamo già pregustare quella comunione a cui siamo stati chiamati in virtù del redentore che ha vinto la morte”, aggiunge l’arcivescovo, sottolineando: “Solo l’amore redime, solo l’amore salva, solo l’amore vince la morte. Noi non dobbiamo avere paura della morte: certo, essa sopraggiunge con il suo bottino di separazione ma non dobbiamo avere paura della morte, semmai dobbiamo avere il timore di come viviamo la vita, dobbiamo avere il timore di non viverla bene, di non viverla secondo la logica di Dio, quella logica che ha vinto la morte; anzi, siccome restiamo sempre umani, fragili seppur fecondati dall’amore di Dio, io vorrei che oggi fosse questa la preghiera che sale verso i nostri defunti, quella di un consolidamento della nostra fede”.
“Condivido questa preghiera – prosegue l’arcivescovo di Palermo – mentre facciamo memoria anche del Beato Pino Puglisi nel suo trentesimo di trapasso da questa vita a causa del volere umano, di cuori induriti che hanno pensato di essere salvatori di sè stessi, di salvarsi accumulando potere, servendo il dio Mammona, con l’illusione che Mammona, il danaro, ci possa dare vita e la vita eterna; ogni ricerca di potere è un atto mafioso, ovunque, anche dentro la Chiesa. Ricordiamo allora Pino Puglisi e ricordiamoci qual è la coscienza che noi abbiamo quando celebriamo la memoria liturgica di questo Martire ucciso dalla mafia qui, nella nostra città, trent’anni fa: questa è la logica che Gesù ci consegna e che ci fa capire come lui ha vissuto, Gesù, è la sua carta d’identità, quella di chi usa la metafora del chicco di grano davanti ai pagani che lo cercano: ‘Se il chicco di grano caduto a terra non muore, non può portare fruttò. La fede in Gesù oggi ci fa stringere attorno ai corpi dei nostri cari che noi custodiamo nella ‘città custodita nella città’, una città che deve sempre assomigliare a un giardino, una città dove deve essere visibile la massima trasparenza, cosa che non sempre è accaduta (ci ricordiamo cosa Palermo ha dovuto sopportare su questo tema, la mancata, degna sepoltura dei nostri cari); i cimiteri devono ricordarci la Gerusalemme nuova, dove non ci saranno più lutto e lacrime, lì dove ci sarà la comunione eterna. Ecco perchè noi i corpi li custodiamo in vita e in morte, per noi ogni corpo è un sacrario che non va mai violato, qualsiasi nome porti, qualsiasi colore della pelle abbia; il corpo è tempio della presenza di Dio e ogni persona ha il diritto di essere riconosciuta, rispettata, semmai curata, mai predata sia in vita che in morte”.
“Questo è il senso di questo nostro convenire illuminato dalla Parola del Signore contenuta nelle pagine della Scrittura: la potenza della Pasqua che si attiva nella nostra vita, non la paura della morte, la vita eterna noi la possediamo già con il Battesimo e la resurrezione di Gesù è attiva nella nostra morte, ecco perchè custodiamo anche i corpi – conclude l’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice -. Oggi siamo qui perchè vogliamo chiedere al Signore ‘restiamo umanì, dal momento che non sempre accettiamo la logica del chicco di grano, il non pensare a noi stessi, la consapevolezza di essere emanazione per tutti dell’amore di Dio che ama i suoi figli; noi vogliamo scegliere di amare, il bene, la giustizia, la cura reciproca, il rispetto; vogliamo rinunziare a ogni idolatria e forma di potere e ricerca sfrenata del denaro, cose che atrofizzano il nostro cuore. Siamo qui anche per offrire a Dio il nostro grazie per tutto l’amore che hanno espresso i nostri defunti, chiedendogli misericordia per quando non sono stati capaci di esprimere amore. Noi oggi qui professiamo l’amore redentivo di Dio”.
– foto ufficio stampa Arcidiocesi di Palermo – Ufficio Diocesano per le Comunicazioni sociali –
(ITALPRESS).
Commenta con Facebook