PALERMO (ITALPRESS) – Quanto è complicata la sessualità per un giovane disabile? Quali sono le difficoltà maggiori vissute da chi si avvicina all’altro sesso consapevole o timoroso delle limitazioni che un handicap, il suo handicap, può comportare? L’Italpress ne ha parlato con la psicologa e psicoterapeuta Roberta Taverna.
“I giovani disabili hanno molte più difficoltà rispetto ai coetanei, ma bisogna comunque distinguere tra disabilità fisica e psichica”, avverte. “La mancanza di relazioni con un gruppo di pari, le limitazioni fisiche nei movimenti e negli spostamenti possono generare un’ulteriore difficoltà nell’approccio alla sessualità e un senso di insicurezza e inadeguatezza maggiore rispetto a chi queste limitazioni non le vive”.
E poi c’è il pregiudizio che non facilita sicuramente le cose, in un’età peraltro in cui si è più vulnerabili…
“Il pregiudizio è chiaramente un elemento alla base della difficoltà nell’approccio alla sessualità”, afferma la dottoressa Taverna. “Proprio questa mancanza di reale comprensione della condizione altrui può generare fraintendimenti, possibilmente dannosi per la futura vita sessuale”.
Spesso poi c’è “l’idea comune e sbagliata che i ragazzi con disabilità siano degli angeli asessuati, quindi che non abbiano la pulsione e il bisogno alla sessualità. C’è talvolta il pregiudizio che un ragazzo con disabilità possa non avere bisogno di provare piacere”.
Una possibile soluzione potrebbe essere allora una maggiore informazione, quella di mettere i ragazzi in condizione di avvicinarsi alla sessualità con consapevolezza: “L’educazione sessuale andrebbe adottata in tutte le scuole e questo potrebbe già essere un modo per insegnare ai ragazzi in genere, e ai ragazzi con disabilità nello specifico, che c’è anche la possibilità di essere aiutati dagli specialisti. L’informazione potrebbe senz’altro aiutare ma dovrebbe essere comunque un’informazione completa, svolta coinvolgendo anche le famiglie”.
(ITALPRESS).
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