PALERMO (ITALPRESS) – “Ho raccolto l’sos delle associazioni e rivolgo un appello ai colleghi di buona volontà. C’è la necessita di raccogliere sangue che serve a tante persone, ma in questo momento pur essendoci dei donatori manca chi sovrintende alla raccolta”. A dirlo all’Italpress è Toti Amato, presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, che lancia un appello per trovare operatori in grado di aiutare nella raccolta di sangue. La situazione è parecchio delicata con “i centri trasfusionali delle aziende, ma anche le associazioni di volontariato raccolta sangue che in questo momento non riescono a trovare medici disponibili – sottolinea Amato -. A farne le spese quindi sono i pazienti che ne hanno bisogno. Il sangue c’è e non c’è nessuno che lo raccoglie”. Tra le ipotesi avanzate anche quelle di coinvolgere i medici in pensione, ma la strada sembra essere in salita.
“E’ possibile, ma le normative vigenti penalizzano il collega che dovrebbe rinunciare alla pensione per poter avere un emolumento inferiore a quello che potrebbe ricevere – ha spiegato Amato -. L’appello non è rivolto solo ai colleghi ma anche agli organi istituzionali e alle autorità competenti che possano provvedere a superare quegli ostacoli normativi per cui il medico – pronto a raccogliere il sangue – sia penalizzato dal punto di vista remunerativo”. A far da eco ad Amato il professor Aurelio Maggio, direttore del reparto di Ematologia e malattie rare del sangue dell’Ospedale Cervello: “Le associazioni non hanno un numero sufficiente di medici e infermieri a causa dell’emergenza Covid, col passaggio di gran parte di queste professionalità negli hub e nei centri ospedalieri – ha detto Maggio -. Mandiamo il messaggio a tutti, ai medici generici che adesso sono autorizzati grazie ad un decreto assessoriale e agli infermieri appena laureati. Spero che il mio appello – che lancio col cuore – venga ricevuto dal cuore dei colleghi medici e dagli infermieri. Al di là degli aspetti economici che sono quelli che stanno determinando questa emergenza”.
“Noi – continua – abbiamo dovuto cancellare tante raccolte di sangue, 8mila unità di sangue in meno per i pazienti, ognuno di loro potrebbe essere un nostro familiare. Talessimici, leucemici e oncologici ritardano le trasfusioni e anche i pazienti che devono essere operati ritardano gli interventi, che se riguardano un tumore chiaramente questo può avere delle conseguenze importanti”.
Sono più di 100 gli appuntamenti con la raccolta cancellati da Avis, che si aggiungono a quelli annullati delle altre associazioni, per le assenze degli operatori: “Il problema per le associazioni è grave, stanno soffrendo – ha affermato Luigi Spicola, presidente comunale Avis -. Mancano i medici per il nostro punto fisso di raccolta, mancano gli infermieri per il nostro centro fisso e anche quello mobile. E’ una situazione che è apparsa con l’inizio della pandemia, una battaglia sacrosanta e indiscutibile che però ha come conseguenza che tutte le disponibilità sono assorbite da questa contingenza. Abbiamo proposto, in un incontro con l’assessorato, alcune soluzioni che però non hanno trovato adeguata risposta”.
“E’ stato concesso ai medici di famiglia di poter fare le raccolte, ma questa iniziativa non ha fin qui sortito i risultati attesi, visto che i medici sono carichi di lavoro molto più rispetto al passato, quindi manca la disponibilità di tempo – sottolinea -. Spero che l’avviarsi verso soluzione del problema della pandemia possa allentare la pressione sui medici che a quel punto potrebbero dare la loro disponibilità per fare le raccolte nei nostri centri”.
I pazienti non diminuiscono e la carenza di sangue si sente e inizia a pesare, con chi deve ricevere il sangue che resta in bilico: “E’ una cosa che brucia a tutti noi talassemici ed emoglobinopatici – ha raccontato Filippo Martino, presidente associazione CoATeD (Coordinamento di Associazioni di Talassemia e Drepanocitosi Siciliane) -. E’ un paradosso perchè fino a poco tempo fa mancavano i donatori, adesso ci sono i donatori e mancano i medici e gli infermieri prelevatori. I pazienti col ritardo o la mancata trasfusione rischiano la vita. Qui non si parla di una questione di salute ma di vita o di morte. Avere i medici e i donatori significa darci la vita”.
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