PALERMO (ITALPRESS) – Concluse le elezioni per il rinnovo dell’esecutivo nazionale della Fimmg – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale, in occasione del 79esimo congresso che si è svolto a Villasimius in Sardegna. Il direttivo dell’Ordine dei medici di Palermo plaude alla conferma di Giacomo Caudo come presidente del sindacato dei Medici di medicina generale e di Silvestro Scotti come segretario generale, congratulandosi anche con la nuova squadra che li supporterà per i prossimi 4 anni: Pier Luigi Bartoletti, Nicola Calabrese, Fiorenzo Corti, Domenico Crisarà, Alessandro Dabbene e Noemi Lopes. Ma è alla giovane palermitana Noemi Lopes, neo eletta vice segretario della Federazione che vanno le congratulazioni speciali dell’Omceo. La sua elezione per il direttivo: “E’ motivo di orgoglio per l’Ordine e tutta la Sicilia perchè per la prima volta questa carica viene assegnata ad un siciliano. Un doppio orgoglio perchè si tratta di una giovane donna che ha conquistato un ruolo prestigioso per la sua competenza medica e abilità gestionale”.
La Fimmg ha calcolato di perdere 35 mila medici entro i prossimi cinque anni perchè andranno in pensione e che non potranno essere rimpiazzati. Mancano investimenti adeguati e la professione è sempre meno attrattiva per i più giovani e le donne nonostante il medico di famiglia resti il punto di riferimento principale delle famiglie e il sistema sanità più diffuso perchè vicino ai cittadini. Il neo vice segretario Noemi Lopes ricostruisce i nodi della medicina generale.

– La Fimmg volta pagina: Una donna e cambio generazionale ai vertici del sindacato. E’ un primo segnale alle nuove generazioni di medici generalisti?
“E’ un passo importante che risponde alla rapida evoluzione della professione. Abbiamo tanti giovani medici che accedono ormai alla convenzione già durante il corso di formazione specifica e la maggioranza parte sono donne. Con la mia elezione nell’esecutivo, da under 40, la Fimmg risponde da una parte a una norma statutaria, dall’altra ad un futuro della professione che possa portare all’attenzione temi e criticità che riguardano la tutela della maternità, la gravidanza e l’accesso alla professione”.

– In uno scenario assistenziale radicalmente cambiato, il futuro del sistema salute sul territorio è nelle mani dei medici di famiglia, ma da qui al 2027 ne andranno in pensione circa 35 mila che non potranno essere sostituiti. La via d’uscita?
“Innanzitutto investire nelle borse di studio. E’ un’arma fondamentale, soprattutto alla luce del decreto semplificazioni che consente di accedere alla convenzione già durante il corso di formazione. Questo fa la differenza rispetto al passato perchè oggi possiamo considerare i medici in formazione come risorse a lungo termine e professionisti già attivi. Una svolta sarà rappresentata anche dalla riorganizzazione degli ambulatori dove il medico lavora in solitudine. Inoltre, una struttura predisposta con personale formato e basata sull’associazionismo potrebbe anche consentire un aumento dei massimali come già previsto dall’Accordo collettivo nazionale (Acn). Ma ciò che è più importante è rendere sempre più attrattiva la professione”.

– Cosa fare per attrarre i giovani?
“Innanzitutto, è necessario eliminare carichi burocratici inutili, che allontanano il medico dalla clinica, investendo sul personale di studio per permettere al medico di occuparsi anche di diagnostica dedicandosi ai pazienti e alla ricostruzione del rapporto fiduciario. Altrettanto urgente è incrementare le tutele in caso di malattia, maternità e gravidanza, che spesso allontanano le donne dalla professione nel momento più critico, quando raggiungono il massimale dei pazienti. Difficile per loro conciliare la gestione di uno studio con quella della famiglia”.

– Il 79esimo congresso della Fimmg ha sottolineato la necessità di definire, nel rispetto delle specificità regionali, modelli organizzativi diversi ma uniformi sul territorio nazionale. Mi spieghi meglio.
“Attualmente abbiamo un Servizio sanitario nazionale unico, nei fatti 20 sistemi regionali diversi. Questo è dovuto sicuramente alle peculiarità dei territori, alle autonomie regionali e provinciali in sanità. Gli accordi regionali si muovono sulla base di un Acn unico, quindi l’ossatura deve essere comune, unica e ben chiara su tutto il territorio nazionale perchè l’assistenza offerta in Veneto ai cittadini non può essere diversa da quella offerta in Sicilia. Ma è chiaro che si tratta di territori differenti, per cui ci dovrà essere un riadattamento sulla base delle specificità regionali”.

– In Sicilia serve una spinta diversa?
“La Sicilia sta già seguendo la giusta strada, con una programmazione del fabbisogno di medici che è sempre stata fatta in maniera ponderata. La medicina generale oggi non risente di gravi carenze nonostante l’accesso alla professione sia diventato più rapido che in passato. Come avviene nelle altre regioni, la professione dovrà riadattarsi a ciò che verrà disegnato nell’Accordo collettivo”.

– C’è una “questione medica” irrisolta su più fronti.
“Carenza del personale con sovraccarico del lavoro sui singoli professionisti rimasti, aumento dei carichi burocratici, aumento delle aggressioni contro medici e sanitari da parte di cittadini sempre più esausti dalle liste di attesa infinite, carenza di tutele per malattia e maternità. E sono solo alcuni dei problemi che affliggono la professione. Bisognerebbe capire che la sanità è un valore irrinunciabile su cui bisogna investire e non dimenticare tutte le fragilità che la pandemia ha messo in luce”.

– La medicina generale è certamente il ‘modellò di salute più capillare e meno centralizzato, le cui criticità probabilmente dipendono da una responsabilità allargata, in capo alla politica come alle rappresentanze sindacali.
“La professione è vittima di un investimento pubblico mancato nel corso degli anni che ha portato ad una gravissima carenza di medici, minando capillarità e modernizzazione, probabilmente perchè la si è sempre ritenuta una professione di serie B. Ciò che è gratuito sembra sempre di poco valore, ma in questo caso è esattamente l’opposto: la medicina generale ha un doppio valore per la sua universalità ed equità ed è per questo che lo Stato dovrebbe difenderla con più interesse”.

– Sul fronte della formazione sembra ci sono aspetti ancora da chiarire.
“Il corso di formazione specifica in medicina generale è in fase di continua evoluzione perchè cerca di riadattarsi costantemente ad una professione che negli ultimi anni è cambiata rapidamente. Oggi si parla molto di formazione-lavoro ed uno degli obiettivi è quello di incrementare le competenze in diagnostica e gestione manageriale, fondamentali in tempi di digitalizzazione e innovazioni tecnologiche”.

– Quale dovrebbe essere il nuovo modello organizzativo alla luce di un Pnrr che prevede grandi interventi strutturali e digitali senza investire sui professionisti.
“E’ chiaro che non si possano prevedere modelli funzionanti in cui l’investimento sia solo sui contenitori e non sui contenuti. Si discuterà nelle sedi specifiche il progetto definitivo, ma ciò che sicuramente rimarrà come punto fermo sarà la difesa della convenzione come tipologia contrattuale e la salvaguardia del rapporto fiduciario medico-paziente e non paziente-struttura, come potrebbe accadere con le Case di Comunità”.
foto ufficio stampa Omceo Palermo
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