Il possibile ingresso di Siracusa nell’Autorità del Sistema portuale del mare della Sicilia orientale (Adsp) è uno dei temi più caldi della politica. Del resto, il porto siracusano potrebbe rappresentare una delle voci più importanti del Prodotto interno lordo locale, sbilanciato verso il Petrolchimico.

Di recente, la Msc ha deciso di tagliare Siracusa dalle sue rotte di navigazione, non tanto perché la città non è appetibile quanto per le infrastrutture della rada, piuttosto precarie. Per fare entrare Siracusa nell’Adps serve una norma nazionale ma soprattutto una vera volontà politica. Al netto delle scelte che faranno i politici, abbiamo sentito il presidente dell’Autorità del Sistema portuale della Sicilia orientale, Francesco Di Sarcina.

Presidente, cosa accadrebbe con Siracusa dentro l’Adsp?

Noi avremmo non la proprietà del Porto di Siracusa e di Santa Panagia ma l’amministrazione di essi, per cui metteremmo in campo tutte le attività di promozione dei traffici, certamente di natura crocierista per quanto concerne il Porto Grande. Ogni porto,  Catania, Augusta, Pozzallo, e Siracusa, qualora si concretizzasse il suo ingresso nella nostra Autorità, ha una propria specificità.

Non è confliggente Catania con Siracusa in tema di crocierismo?

La conflittualità ci sarebbe in caso di gestori diversi ma quando è la gestione è unitaria l’interesse è quello di non creare concorrenza ma di specializzare ogni porto. Faccio un esempio: le navi che non possono entrare a Siracusa si possono portare a Catania. Per non parlare delle scelte delle compagnie: ce ne sono alcune che non hanno interesse ad andare a Catania, invece sono ingolosite da Siracusa e viceversa. Per cui, il nostro obiettivo sarebbe di gestire entrambe le rade in modo sincronizzato ed oculato in grado di portare benefici.

Gli operatori portuali locali sono preoccupati…

E’ chiaro che la gestione sarà di più ampio respiro, come  hanno avuto modo di verificare gli operatori portuali di Pozzallo. Bisogna entrare in una logica meno localistica e più internazionale, del resto la mancanza di alcuni standard avrebbe fatto ricredere Msc su Siracusa. In ogni caso, l’esperienza insegna che ci sarà spazio per gli operatori locali anche perché un aspetto mi piace rimarcarlo: nessun operatore è rimasto fuori nei porti di nostra competenza. Tutti stanno continuando a lavorare, chi dice il contrario racconta una bufala.

In che modo l’Adsp investirebbe nel porto di Siracusa?

Le dico subito che il gettito legato al Porto di Santa Panagia oscilla, dalle informazioni che circolano sui media, tra i 10 ed i 12 milioni di euro. Sono divisi tra Stato e Regione, per cui comprende bene che si tratta di numeri importanti che, però, non tornano a Siracusa.  Cosa diversa, se fosse l’Adsp a gestire quei soldi sarebbero investiti per dragaggi, banchine nuove, stazioni marittime,  tanto per fare qualche esempio. Insomma, il beneficio per Siracusa mi sembra di tutta evidenza.

Ma Siracusa avrebbe un posto nella Governance?

La legge prevede un rappresentante di Siracusa nella Governance. Va detto che, nel Comitato di gestione, non potrà, eventualmente, votare in merito a delle questioni riguardanti i porti di Catania, Pozzallo e Augusta ma solo quelli concernenti Siracusa mentre Catania ed Augusta possono votare su tutti i porti.

E come mai?

E’ una disposizione della legge che vuole dare priorità alle ex sedi delle Autorità portuali, per cui Augusta e Catania.

Non è discriminante per Siracusa?

No, perché, a conti fatti, non accade nulla, del resto Siracusa voterebbe per le questioni generali che interessano l’intera attività dell’Autorità portuale, peraltro il Comitato di gestione si occupa prevalentemente di aspetti generali non dei singoli porti. E poi c’è anche un profilo istituzionale che non deve essere trascurato: lavoro da anni nelle Autorità portuali e non ho mai visto un sindaco di un Comune votare in modo contrario rispetto ad un primo cittadino di un altro Comune. Faccio un altro esempio: mettiamo che nel bilancio il rappresentante di Catania intenda sottrarre risorse a Siracusa. Non sarà possibile perché sul bilancio voterebbe l’esponente di Siracusa perché  rientra nella sfera della vicende di carattere generale.

Insomma, ci sono delle buone possibilità?

Sì ma temo che i dibattiti ed i tavoli rischino di allungare ulteriormente i tempi, magari in concomitanza con la scadenza del mio mandato. Non vorrei che la vicenda si chiudesse, ad esempio, a sei mesi dalla conclusione del mio incarico per poi sentirmi dire di non aver fatto nulla per Siracusa. Per organizzare un lavoro serio servono anni, per cui mi auguro che si prenda una decisione veloce o lentissima, in modo tale che io, nel frattempo, abbia terminato il mio compito.  A quel punto, il presidente che verrà avrà tempo di pianificare. C’è un vecchio adagio che mi piace ricordare: mentre il medico studia il malato muore.

 

 

 

 

 

 

 

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