La difesa di Aldo Russo, il vicesindaco di Pachino arrestato per concussione, ha presentato ricorso al Riesame.
La strategia della difesa
L’istanza è stata depositata nelle ore scorse dall’avvocato Luigi Caruso Verso ma non è stata ancora fissata l’udienza da parte dei giudici del Tribunale della libertà di Catania.
Revoca dei domiciliari
Il legale chiede la revoca dei domiciliari per Russo perché non sussisterebbero più le esigenze cautelari: insomma, stando alla tesi della difesa, Russo non può reiterare il reato o inquinare le prove considerato che non ricopre la carica di vicesindaco, essendo stato sostituito su decisione della sindaca, Carmela Petralito, né quella di consigliere comunale, per effetto della legge Severino.
In merito al pericolo di fuga, difficile, se non impossibile immaginare che Aldo Russo scappi, facendo perdere le sue tracce. La difesa ritiene di avere delle buone carte in mano, inoltre, nel corso dell’interrogatorio davanti al gip del Tribunale di Ragusa, nelle ore successive all’arresto, Russo ha fornito la sua ricostruzione dei fatti, chiarendo alcuni punti.
Attesa per la decisione su Dimartino
L’altro indagato, Giuseppe Dimartino, ex funzionario regionale in pensione, aveva già presentato ricorso al Riesame, per cui si attende la decisione dei giudici.
La mazzetta
Russo e Dimartino sono accusati dai magistrati della Procura di Ragusa, che ha coordinato le indagini della Squadra mobile iblea, di aver incassato una mazzetta da 25 mila euro da un imprenditore del Ragusano per consentirgli di poter realizzare un insediamento immobiliare nel Comune di Pachino. Dimartino, interrogato dal gip del Tribunale di Ragusa, avrebbe respinto le accuse, sostenendo di essere stato a Pozzallo, dove sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Ragusa, per accompagnare il suo amico.
La richiesta all’imprenditore
La vittima, stando alla ricostruzione degli inquirenti, aveva presentato una richiesta all’ufficio Tecnico del Comune di Pachino, ottenendo parere favorevole ma l’ultimo passaggio sarebbe toccato al Consiglio comunale. Secondo la tesi dell’accusa, Russo avrebbe garantito di poter condizionare il voto dell’assemblea, da qui la richiesta di quella dazione di denaro.
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