• Avviso di conclusione indagini per omicidio nei confronti di un esponente del clan Bronx
  • E’ accusato di aver ammazzato Angelo De Simone nel settembre del 2016
  • In un primo momento si era ipotizzato un suicidio
  • Il movente legato ad una relazione sentimentale
  • Al delitto avrebbe preso parte Luigi Cavarra, deceduto negli anni scorsi

Un avviso di conclusione indagini per omicidio in concorso aggravato dai futili motivi è stato emesso dalla Procura di Siracusa nei confronti di Giancarlo De Benedictis, siracusano, ritenuto esponente del clan Bronx, condannato in Appello a 19 anni e 4 mesi di reclusione.

L’omicidio di Angelo De Simone

E’ indicato come l’autore, insieme a Luigi Cavarra, ex sodale del clan Bottaro-Attanasio poi diventato collaboratore di giustizia e deceduto negli anni scorsi, della morte di Angelo De Simone, il giovane siracusano di 27 anni trovato impiccato nella sua abitazione il 16 novembre del 2016.

E pensare che, per ben due volte, la Procura di Siracusa, aveva richiesto l’archiviazione del caso ma le memorie difensive della famiglia, assistita dall’avvocato David Buscemi, e la tenacia della madre della vittima, Patrizia Ninelli, hanno cambiato il corso delle indagini, fino a quando sono emersi elementi tali da convincere il pm Gaetano Bono a disporre la riesumazione del cadavere, per compiere degli accertamenti scientifici affidati ad un consulente, Giuseppe Ragazzi.

La ricostruzione dell’omicidio

Grazie alla relazione del consulente dei magistrati, si è scoperto che De Simone avrebbe subito un’aggressione fisica avvenuta nella sua abitazione. Avrebbe aperto ai due presunti assassini, del resto li conosceva abbastanza bene, poi si è consumata la tragedia. Il 27enne sarebbe stato colpito alla testa ed ai genitali, subendo anche una lacerazione del palato molle. A quel punto, sarebbe stato appeso ad un gancio allo scopo di simulare un suicidio e la corda al collo, secondo quanto emerge nella perizia, lo avrebbe condotto alla morte per “asfissia meccanica primitiva”.

Le indagini ed il movente

Da quanto emerge nelle indagini dei magistrati, a dare una svolta alla vicenda sarebbero state alcune intercettazioni in carcere tra diverse persone, probabilmente legate  ai protagonisti di questa storia. Quelle conversazioni avrebbero fornito un quadro più chiaro, tale da consentire agli inquirenti di raccogliere elementi nei confronti di De Benedictis e di Cavarra.

Per quanto concerne il movente, sembrava che fosse un debito di droga la causa di questa spedizione punitiva finita nel sangue ma è spuntata anche l’ipotesi sentimentale: in sostanza, i due, De Simone e De Benedictis, avrebbero avuto un debole per la stessa donna.