Si occuperanno della manutenzione delle scuole

Detenuti escono dal carcere per lavorare in due licei

Saranno 5 i detenuti del carcere di Cavadonna, a Siracusa, a lavorare in due licei siracusani. Lo faranno a titolo gratuito, occupandosi della pulizia, del giardinaggio e della manutenzione del liceo scientifico Einaudi e del liceo classico Gargallo di Siracusa. I detenuti si trovano in carcere per reati minori, commessi negli anni scorsi, e secondo Felicia Castaldi, psicologa del carcere di contrada Cavadonna, sono “persone a basso indice di pericolosità sociale”.

Il progetto per la rieducazione dei detenuti, che rientra nell’ambito del progetto legalità promosso dalla Caritas diocesana, è stato presentato dalla stessa Felicia Cataldi, dal direttore dell’Ufficio esecuzione penale esterna Stefano Papa, dal direttore della Caritas don Marco Tarascio e dalle dirigenti scolastiche Maria Grazia Ficara e Teresella Celesti.

“Siamo passati come Caritas da un percorso assistenziale ad un percorso di integrazione all’interno della società – ha spiegato don Marco Tarascio, direttore della Caritas diocesana -. Un momento di riabilitazione all’interno della società: la Caritas sta cercando di aiutare i detenuti a reintrodursi nella società. Con il liceo Gargallo abbiamo già fatto degli incontri sulla giustizia riparativa, chi si mette a servizio a servizio della società dopo aver commesso un reato per cercare di riparare al danno causato”.

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Il direttore Papa ha spiegato che l’Ufficio esecuzione penale esterna guarda all’analisi della vita sociale del detenuto: “Definiamo il profilo, la vita del detenuto anche precedentemente al reato commesso, e guardiamo a quello che può diventare dopo che termina la pena. E’ fondamentale la rieducazione”.

Un concetto sul quale si sono soffermate le due dirigenti che accoglieranno i cinque detenuti: “Le scuole sono le strutture culturalmente attrezzate per il reinserimento sociale – ha spiegato Teresella Celesti -. In questo periodo storico dobbiamo riappropriarci del nostro ruolo, dobbiamo riappropriarci di umanità. Ai detenuti chiediamo solo il loro nome e cosa vogliono dalla vita”.

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“Per noi è un’occasione unica – ha detto Maria Grazia Ficara -. Per parlare di carcere, giustizia ed educare la cittadinanza, non in astratto. Dobbiamo tornare ad essere umani”. I detenuti avranno anche la possibilità di incontrare gli studenti nel corso di una serie di incontri organizzati per dare la loro testimonianza.

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