E’ in carcere dal 23 novembre del 2018, giorno del suo arresto, quando i carabinieri eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Catania, nell’ambito di un’inchiesta per dei presunti abusi sessuali. Una drammatica vicenda, accaduta nel Siracusano, che, oltre al quarantatreenne, vede coinvolti una donna ed il suo consuocero, e tutti quanti sono attualmente sotto processo, nel primo grado di giudizio. L’imputato, che si trova detenuto nel penitenziario di Enna, da allora non è più uscito ma nel frattempo si è ammalato, come sostiene il suo avvocato, Antonella Schepis, che ha presentato ben tre istanze di scarcerazione, le ultime due per motivi di salute: tutte quante sono state respinte dal tribunale di Siracusa.

Il timore per le condizioni di salute del detenuto sono cresciute dopo la notizia del contagio da Covid19 di un agente di Polizia penitenziaria in servizio ad Enna, come annunciato dal segretario nazionale dell’Unione sindacati Polizia penitenziaria, Francesco D’Antoni. Come emerge nel provvedimento del tribunale di Siracusa, il quarantatreenne “è affetto da ipertensione arteriosa essenziale e pratica terapia prescritta dal medico cardiologo; dal 07.12.2018 è stato ricoverato per broncopolmonite da cui è guarito dal 27.12.2018”.

Dopo la striscia di scarcerazioni di diversi detenuti, tra cui esponenti di primo piano della malavita, come Pasquale Zagaria o come il siracusano Carmelo Terranova che sta scontando tre ergastoli per omicidio, la difesa e la famiglia del quarantatreenne si attendevano un provvedimento analogo. “Peraltro – spiega l’avvocato Antonella Schepis, difensore del detenuto – abbiamo sempre proposto la detenzione domiciliare con braccialetto in un località lontana dal Comune in cui sono contestati i fatti. E poi, non dobbiamo dimenticare un aspetto importante in questa vicenda: il mio assistito è in attesa di giudizio, non è un condannato in via definitiva ed in questo Paese vale ancora il principio della presunzione di innocenza”.

Ma il tribunale di Siracusa ha risposto così all’istanza presentata dal legale dell’uomo, che ha sempre negato quelle accuse. “L’attuale patologia ipertensiva risulta allo stato adeguatamente trattata mediante terapia farmacologica prescritta da un medico specialista e che non è incompatibile con la detenzione carceraria.Il dirigente sanitario della Casa circondariale ha attestato l’insussistenza di casi Covid19 tra la popolazione detenuta ed ha rappresentato l’avvenuta predisposizione di una apposita sezione detentiva da attivare in caso di sospetti contagi”