Ha fornito la sua testimonianza in aula, davanti ai giudici della Corte di assise di Siracusa, la sorella di Agatino Saraniti, il 19enne catanese, ucciso a fucilate insieme a Massimiliano Casella, 47 anni, per la cui morte, avvenuta nel febbraio del 2020 in un fondo agricolo, in contrada Xirumi, a Lentini, sono sotto processo due custodi, Giuseppe Sallemi, 44 anni,Luciano Giammellaro, 72 anni.

“Casella conosceva Sallemi”

La donna è stata chiamata a testimoniare dall’avvocato Franco Passasini, difensore di Sallemi: la sorella del 19enne ammazzato ha confermato che una della vittime, Massimiliano Casella, conosceva l’imputato.

Ma nella prossima udienza, salirà sul banco dei testimoni, Gregorio Signorelli, l’uomo scampato all’agguato, colui che ha fornito agli agenti di polizia gli elementi per eseguire le misure cautelari nei confronti dei due custodi. Sarà sentito, però, parzialmente, perché le sue dichiarazioni sono state già acquisite in occasione dell’incidente probatorio davanti al gip del Tribunale.

Come per la sorella di Saraniti, anche Signorelli è stato inserito nella lista dei testimoni della difesa di Sallemi che ha in mente una strategia.

Cambio di scenario

Del resto, lo scenario, è cambiato dopo che lo stesso Sallemi, durante la sua deposizione, ha addossato le responsabilità del duplice omicidio a Giammellaro ed al figlio di quest’ultimo.

“Minacciato dai tre catanesi”

L’imputato, nella sua testimonianza, ha anche detto che, nei minuti precedenti all’omicidio, sarebbe stato minacciato dai tre catanesi, cioè dalle due vittime e da Signorelli, che si erano recati in quel fondo per rubare arance.

A quel punto, con un fucile nella sua disponibilità, preso dalla sua macchina, avrebbe prima esploso un colpo in aria e poi sparato all’indirizzo di Signorelli ma non per ucciderlo. L’omicidio delle due vittime lo avrebbe così imputato all’altro custode ed al figlio, che, evidentemente, seguendo il suo ragionamento, si sarebbe trovato sul posto.

Di contro, Giammellaro ha solo rilasciato una dichiarazione spontanea, sostenendo che non c’entra nulla con il duplice omicidio.