“L’acqua resta pubblica; con la società mista, il pubblico rimane titolare degli impianti e del controllo e affida
gestione e riscossione all’esterno” Lo affermano i sindaci di Siracusa e Melilli, Francesco Italia e Giuseppe Carta, che replicano alle affermazioni, rilasciate a BlogSicilia, dal sindaco di Palazzolo, Salvatore Gallo, il quale ha contestato la scelta dell’Ati di imboccare la strada della società mista a maggioranza pubblica per la gestione del servizio idrico nel Siracusano abbandonando l’idea di un consorzio interamente pubblico, votato due anni fa.

L’attacco al sindaco di Palazzolo

Il presidente dell’Ati Siracusa, Francesco Italia ed il presidente della Commissione regionale Territorio ed Ambiente, Giuseppe Carta, contestano a Gallo di non aver argomentato e spiegato in che modo la soluzione della gestione interamente pubblica sarebbe stata più conveniente.

“Durante il dibattito in assemblea il collega Salvatore Gallo – dichiarano Italia e Carta – è stato invitato più volte a dimostrare in modo concreto come rendere operativa la società pubblica esecutiva viste le sopraggiunte difficoltà finanziarie di tanti enti in dissesto o in pre-dissesto facenti parte dell’ambito. Nessuna proposta concreta è stata offerta dal collega Gallo. Ci rendiamo conto che le posizioni ideologiche sono molto più comode e popolari ma sommessamente ricordiamo a chi ricopre ruoli istituzionali di operare con senso responsabilità e in un contesto di realtà”.

La polemica sull’ordine del giorno

Il sindaco di Palazzolo, nel suo attacco, aveva anche spiegato che il voto sulla gestione del servizio idrico non era all’ordine del giorno dell’assemblea dei sindaci.

“Operato in piena legittimità”

“I sindaci dopo una lunga e partecipata discussione – spiegano Italia e Carta – sul punto inserito all’ordine del giorno relativo alla nota ricevuta dalla Regione proprio sulla ricognizione dello stato dell’arte del servizio idrico in ogni ambito territoriale, con particolare riferimento alla scelta della forma di gestione, stante l’urgenza della questione, si sono determinati optando per la scelta della società mista a maggioranza pubblica, stabilendo che in una successiva assemblea verrà variato il piano d’ambito e approvato lo statuto della società mista. I sindaci hanno, dunque, operato nella piena legittimità delle funzioni loro attribuite”.

L’acqua – spiega il presidente Italia – è un bene pubblico, come stabilito dalla sovranità popolare in sede referendaria, e la scelta della forma di gestione operata a novembre del 2020 sulla società consortile pubblica, viste le mutate condizioni finanziarie ed il recente quadro normativo, oltre al rischio della perdita di ulteriori finanziamenti a valere sul PNRR, non poteva essere confermata perché resa insostenibile. Infine, la scelta della formula di gestione del servizio idrico, è prerogativa dell’ATI e non dei consigli comunali che possono solo ratificare le eventuali scelte prese nelle sedi preposte”.

I fondi del Pnrr

“Abbiamo ottenuto una grande conquista – commenta il presidente Giuseppe Carta –; intratterremo gli impianti, le trivelle e le linee; avremo il controllo del servizio che prima, con la gestione affidata ai privati, è mancato. Di fatto si opererà come già accade per i rifiuti. Altra nota da sottolineare è la possibilità, finalmente, di poter usufruire dei fondi messi a disposizione dal PNRR. Spiace questo attacco che ha il sapore demagogico, alla luce della situazione economica in cui versano i comuni, questa era l’unica via percorribile”